Ok del Consiglio europeo all'accordo sulle tutele per i rider

BRUXELLES - Il Consiglio Ue nella riunione dei ministri dell'occupazione, politica sociale, salute e consumatori ha approvato il nuovo accordo provvisorio con il Parlamento europeo sulle norme per migliorare le condizioni di lavoro del personale delle piattaforme digitali, come Uber o Deliveroo. Il via libera arriva dopo che l'intesa era tornata al negoziato a febbraio, a causa dello stop dato a dicembre dagli Stati all'accordo raggiunto in precedenza. Le nuove regole riguardano 28 milioni di lavoratori in base ai dati del 2022, e secondo le stime delle istituzioni comunitarie diventeranno 43 milioni entro il 2025. 

L'idea della riforma è quella di migliorare le condizioni di quanti lavorano nella gig economy con la prima iniziativa al mondo di adottare norme specifiche per le piattaforme di lavoro digitali. La direttiva mira ad aiutare a determinare il corretto status occupazionale delle persone che lavorano per le piattaforme digitali. Stabilisce le prime norme comunitarie sull'utilizzo di sistemi algoritmici sul posto di lavoro. Le tipologie di lavoratori considerate riguardano quanti svolgono compiti come la consegna, la traduzione, l'immissione di dati, ma anche babysitting, o assistenza agli anziani. Attualmente sono considerati formalmente autonomi ma in molti casi devono rispettare le stesse regole e restrizioni di un lavoratore dipendente, con un rapporto di lavoro che secondo i co-legislatori dovrebbe godere dei diritti del lavoro e della protezione sociale concessi ai dipendenti ai sensi del diritto nazionale e dell'Ue. L'accordo provvisorio raggiunto tra il Consiglio e il Parlamento europeo l'8 febbraio 2024 introduce una presunzione legale effettiva e confutabile. Secondo questo accordo, il rapporto tra una piattaforma di lavoro digitale e una persona che svolge un lavoro su piattaforma si presuppone giuridicamente come un rapporto di lavoro quando ci sono fatti indicanti il controllo e la direzione, secondo la legislazione nazionale, i contratti collettivi o la prassi in vigore negli Stati membri, sono trovato. Se la piattaforma digitale vuole confutare questa presunzione, deve dimostrare che il rapporto contrattuale in questione non è un rapporto di lavoro. Spetterà agli Stati membri definire le modalità di tale presunzione legale nel loro diritto nazionale. Tale presunzione dovrebbe rendere più semplice, da un punto di vista procedurale, per i lavoratori delle piattaforme accertare legalmente il proprio status lavorativo. Nell'UE operano circa 500 piattaforme digitali per il lavoro, presenti in ogni Paesi dell'Unione. Tra il 2016 e il 2020 i ricavi nell'economia delle piattaforme sono cresciuti di quasi cinque volte, passando da 3 miliardi di euro stimati a circa 14 miliardi di euro. Le nuove norme prevedono che i lavoratori siano informati sull'uso di algoritmi o sistemi automatizzati di monitoraggio e organizzazione. Le piattaforme non potranno elaborare dati personali dei lavoratori come lo stato emotivo o psicologico, dati relativi a conversazioni private, per prevedere l'attività sindacale o per dedurre l'origine razziale o etnica, lo stato migratorio, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o lo stato di salute di un lavoratore, come pure dati biometrici diversi da quelli usati per l'autentificazione.

Il nuovo compromesso sui lavoratori delle piattaforme digitali "è assolutamente accettabile". Lo ha detto la ministra italiana del Lavoro Marina Elvira Calderone, intervenendo nella parte pubblica del Consiglio dei ministri per Occupazione, politica sociale, salute e consumatori e annunciando il voto favorevole dell'Italia alla direttiva rispetto alla nuova intesa raggiunta nel negoziato inter-istituzionale. "Ci sembra che si sia giunti a una buona determinazione a un compromesso assolutamente accettabile", ha detto. "In particolare, il testo approvato ci lascia la libertà a livello nazionale di declinare i princìpi della direttiva nel nostro sistema, mantenendo le tutele per i lavoratori indipendentemente dal loro status, senza penalizzare le imprese. Un buon punto d'equilibrio e una soluzione europea condivisa in risposta alle sfide di un mondo in evoluzione". La ministra ha poi salutato con favore il chiarimento avuto dall'Italia sull'"esclusione del settore dei taxi tradizionale dei loro centri di smistamento dall'applicazione della presunzione legale, specificando anche che la direttiva in quanto tale non influisce sulla regolamentazione del settore taxi ai sensi della legislazione nazionale e locale". "E' stato detto molto sulla certezza giuridica la frammentazione i rischi potenziali - ha proseguito Calderone -. Il testo attuale pur migliorabile ci sembra tuttavia consenta di declinare i principi della direttiva nel nostro sistema tutelando i lavoratori indipendentemente dal loro status senza aggravare in maniera eccessiva sulle imprese".

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