'Gli invisibili', casa e assistenza sanitaria per i detenuti

Detenuti con un'invalidità più o meno grave, fisica o mentale, che si trovano in carcere o in misura alternativa sul territorio. Sono 'gli invisibili' a cui si rivolge dal 2017 il progetto del Consorzio Sir, un insieme di cooperative sociali specializzate nei servizi alla persona, finanziato dalla Regione Lombardia attraverso il Fondo sociale europeo.

 

Un detenuto del progetto 'Gli invisibili' del Consorzio Sir, insieme alla sua operatrice e assistente Luisa

 

I detenuti vengono intercettati nelle carceri milanesi di Opera, Bollate e San Vittore per iniziare dei percorsi riabilitativi interni nei centri diurni del Consorzio – come il laboratorio sugli Orti sociali di Opera - oppure per impostare un reinserimento esterno attraverso un percorso personalizzato sulle proprie esigenze. Il modello d'intervento prevede la presa in carico di un "disability manager", un esperto di disabilità che approfondisce il profilo del detenuto direttamente in carcere.



Le aree di bisogno, soprattutto per chi esce dal carcere ma rimane in misura in esecuzione penale, possono essere molteplici, dall'accesso al sostegno sociale ai servizi specialistici del Comune di Milano o a quelli per le dipendenze, fino alla formazione lavorativa, l'assistenza sanitaria e l'abitare: "Ospitiamo i detenuti in appartamenti di housing sociale in coabitazione diffusi sulla città e di solito la convivenza funziona bene. Noi facciamo in modo che siano sempre impegnati", spiega all'ANSA Simona Silvestro, responsabile dell'area carcere del Consorzio Sir e coordinatrice del progetto 'Gli invisibili'. Alcuni possono lavorare, altri fanno volontariato. Sono accolti per un periodo di sei mesi, rinnovabile fino a un massimo di un anno, finché non sono pronti a vivere in autonomia.

 

Simona Silvestro, responsabile area carcere Consorzio Sir - coordinatrice progetto 'Gli Invisibili'

 

Quelle del progetto 'Gli invisibili' sono infatti abitazioni "ad alta assistenza" con una copertura costante degli operatori, eccetto la notte. "Ci sono capitate persone sul punto di morire - prosegue - che escono dal carcere grazie all'accoglienza che possiamo offrire. E per questo ci sono grate". Uno di loro si chiama Giuseppe e ha preso parte al progetto alla fine del 2020: "Quando sono venuto da loro ero distrutto - racconta il detenuto - pesavo 108 kg e non riuscivo neanche a fare quattro gradini. Mi hanno salvato la vita".

Oggi vive in una casa a Ponte Lambro, assistito affettuosamente da Luisa, la sua operatrice preferita, ma inizialmente, una volta uscito dal carcere, era in una casa con altre tre coinquilini. E non fu semplice, per uno come lui che si definisce un 'lupo solitario': "A me piace stare da solo e i primi tempi è stata dura - aggiunge Giuseppe - non sono un gran cuoco ma per fare amicizia ho provato e abbiamo iniziato a farlo insieme". Oggi sta meglio e ha anche una nuova compagna: "E adesso peso 95 kg - sorride - ero andato fuori carreggiata, ora mi sto riprendendo".

'Gli invisibili', casa e assistenza sanitaria per i detenuti

 

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