«Eccomi (quasi) pronta a rimettermi in gioco. Con una spalla nuova»

Intervista con Roberta Melesi, sciatrice valsassinese di Coppa del mondo

Non ha voluto mollare nonostante il dolore e ha gareggiato, assumendo per oltre un mese degli antidolorifici, per provare a entrare nelle finali di Coppa del mondo di sci alpino, nel gigante e nel supergigante. Non c’è riuscita, per poco, Roberta Melesi, ma non si è pentita e anzi è orgogliosa di quello che ha fatto e di aver dimostrato di avere l’agonismo nel sangue. Adesso la ballabiese (26 anni) dovrà superare un’altra prova, probabilmente la più difficile per lei, quella di restare inattiva.

Alcuni giorni fa è stata operata alla spalla destra, alla clinica Humanitas a Rozzano, centro specializzato in traumatologia, e dovrà tenere, almeno per un mese, il tutore fisso, anche di notte. Corretto?

Tutto vero. È doloroso, anche se sopportabile. È la seconda volta che mi opero a una spalla, la prima era la sinistra e ho subito l’intervento alcuni anni fa. La destra invece si è lesionata un anno fa e da allora “usciva ed entrava” fino a quando, dopo la botta che ho preso a Kronplatz, è peggiorata. Due su due e con le spalle spero di aver concluso.

Una persona “normale” si sarebbe fatta operare subito, lei invece ha voluto continuare con le gare.

Mi giocavo le finali di Coppa del mondo e tante altre situazioni. Ho deciso di non fermarmi. Prima di ogni gara ho assunto degli antidolorifici e ho stretto i denti. Poi mi sono imposta di non pensare mentre scendevo, al dolore. E così l’ho sentito di meno. Ce l’ho messa tutta per finire la stagione.

Tra l’altro sono arrivati anche dei buoni piazzamenti, anche migliori rispetto ai mesi precedenti.

Il 2023 non è iniziato nel migliore dei modi per me. A gennaio stavo male a causa di una bronchite e ho anche dovuto prendere degli antibiotici. Poi è arrivato un virus intestinale, che ha colpito tutta la Nazionale femminile ed anche lì non ho potuto fare di più. E per concludere il problema alla spalla destra.

Se dovesse fare un bilancio della stagione, che era iniziata alla grande con l’undicesimo posto nel gigante di Killington negli Stati Uniti a fine novembre, come sarebbe?

Sicuramente mi aspettavo di più e avevo delle aspettative importanti. Invece purtroppo ho dovuto fare i conti con i diversi problemi, soprattutto nella seconda parte della stagione. Non posso però essere solo critica anche perché non sono mai stata veramente bene, al 100 per cento.

Eppure è andata a punti sia in supergigante (40) che in gigante (38). Due specialità poi non così “simili”. Quale preferisce?

Il supergigante, sicuramente. Mi dà più soddisfazioni e più sensazioni. Però anche nel gigante non mi trovo male.

Adesso l’aspetta un periodo di convalescenza prima della ripresa degli allenamenti.

Finalmente ho una spalla nuova e sono pronta per affrontare con sorriso e determinazione i mesi che verranno. Fra una trentina di giorni toglierò il tutore e poi inizierò la riabilitazione, con la piscina e la palestra. Prima di tornare sugli sci dovrà passare del tempo. Adesso non ho ancora fatto dei programmi.

L’aspetta ancora la Coppa del mondo nella prossima stagione?

Me lo auguro. Finché non saranno ufficializzate le squadre Nazionali, non ci penso. Anche perché il livello è altissimo e la concorrenza spietata. Bisogna, prima di tutto, stare bene fisicamente e psicologicamente, per mettersi in gioco. Bisogna provarci al massimo.

Due trasferte in America e poi sempre in giro per l’Europa. Non inizia a pesarle questo tipo di vita?

No perché l’ho scelta e mi piace. Mi dà tanto anche come crescita personale. Per gli stimoli che mi dà, ne vale la pena. E poi, come in tutte le situazioni della vita, porta aspetti positivi e negativi. Non ho molto certezze - non sei quasi mai serena o tranquilla -, ma non ho nemmeno la routine di tutti i giorni. E anche questo mi piace.

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