Lecco, il giorno della verità

La sfida Alle 17,30 al Rigamonti-Ceppi ai blucelesti sarà sufficiente non perdere per essere promossi. Foschi: «Una partita che può cambiare il futuro di queste due società. Ma rimane una pagina di sport»

Tutti i tifosi l’hanno sognato. Ora è qui. Lo scontro finale, la partita decisiva per andare in B. E chi se la sarebbe mai aspettata? Invece il Lecco oggi alle 17,30 al Rigamonti-Ceppi si giocherà la serie B contro un Foggia forte, arrabbiato, che ce le metterà tutta per ribaltare il 2-1 subìto in casa.

Lo sanno tutti: è la madre di tutte le partite. Mister Luciano Foschi, teso, tirato, stanco, si presenta in sala stampa con il volto concentrato di chi sa quel che si andrà a giocare. «Siamo la vittima predestinata. Il fatto di essere sfavoriti, mi stimola. Non è sempre facile dimostrare di essere all’altezza e andare contro chi parla e basta. Il calcio è opinabile, ma è più facile parlare male che parlare bene. Ma anche di questo me ne frego altamente. La mia persona, se vinco o perdo, resterà la stessa. Tanti nemici, tanto onore».

«I miei grazie»

Tolto il pepe finale della frase, il concetto è chiaro: anche il Lecco è arrabbiato. Arrabbiato di aver visto la sua ottima prova foggiana, sotterrata dagli insulti all’arbitro Bonacina. Come se, senza quell’arbitro, il Lecco sarebbe stato poca cosa al cospetto di questo Foggia. Oggi, però, bisogna dimostrare che le proteste ci stavano, ma non hanno spostato di una virgola quello che poteva e potrebbe essere il risultato finale. Prima, però, Foschi fa una premessa: «Domani (oggi, ndr), comunque vadano le cose, non avrò tempo e modo di farlo. Abbiamo svolto l’ultimo allenamento e voglio ringraziare tutto il mio staff così come lo staff sanitario al completo: sono stati fantastici soprattutto in questi ultimi tempi. Grazie alla segreteria che sta facendo i salti mortali per permettere a più gente possibile di vedere questa partita. Grazie alla società per la sua vicinanza e per tutto quello che ha fatto. Mi hanno dato molto e spero di aver dato loro qualcosa. Indipendentemente da domani (oggi, ndr)».

Teso? «Il giusto: lo ero di più prima dell’ultimo allenamento. Io lo vivo prima il confronto perché posso fare qualcosa solo prima. Durante, devo solo guardare. I ragazzi stanno facendo la loro partita e io posso solo ammirarli».

Paura delle conseguenze di tante proteste verso l’arbitro Bonacina, Foschi non ne ha. «Non me ne frega niente. Non mi interessa, anche perché non ci posso fare nulla. Sono uno che vive di sentimenti e ha fiducia nella professionalità del prossimo. Possiamo discutere gli errori, ma sono sempre convinto che un professionista è un professionista. E video alla mano Bonacina mi sembra abbia sbagliato nulla. Ho sempre ritenuto che la nostra categoria arbitrale sia una delle migliori al mondo. E la scuola degli arbitri è efficace, importante, sa il fatto suo. Ho grande fiducia nella professionalità. E ognuno pensa a vincere come meglio crede. Ma oggi si batteranno due squadre e il più bravo vincerà. Non mi sono mai preoccupato degli arbitri e non mi preoccupo adesso».

«Inutile fare guerre»

Poi la stoccata: «Mi fa sorridere un onorevole che si preoccupa di Foggia-Lecco con tutti i problemi che abbiamo… L’importanza di gestire questa cosa più di altre, lo deve raccontare agli altri 60 milioni di italiani che sperano di migliorare il paese in altro modo e non decidendo chi arbitrerà Lecco-Foggia… Anch’io ho letto e sentito, ma, detto questo, due squadre si sono confrontate in modo molto corretto, davanti a un pubblico meraviglioso, quello foggiano. Fare polemiche su cose che non sono successe e forse succederanno, non mi interessa». Naturalmente la gara è importantissima: «Può cambiare il futuro di queste due società, questa partita. Ma rimane una pagina di sport. Se cominciamo a fare guerre per cose del genere, non ci lamentiamo se poi succedono altre cose nel mondo. Gli onorevoli facessero i tifosi, ma da tifosi ma non da ultrà».

Foschi conclude: «Credo che il mio arrivo qui sia stato da libro Cuore. La lettera di benvenuto scritta dai tifosi, dalla Curva, è stata un qualcosa che mi ha riempito di responsabilità nei confronti di questa gente. Il giorno in cui sono arrivato, non so cosa sia scattato in me, ma mi sono sentito in debito. Non pensavo di regalare quel che stiamo regalando. Ma la possibilità di vivere queste emozioni, indipendentemente da tutto, mi riempiono di gioia».

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