«Mio figlio era su quell’elicottero

La testimonianza Roberto Venini lo aveva portato nell’hangar di Caiolo con l’amico, poi rimasto ferito «Quando ho visto le foto del Robinson sono svenuto e ho battuto la testa. MI hanno dato dieci punti di sutura»

«Giovanni era più che un amico, era un familiare, parente di mia moglie, per me era un cugino. Ha fatto di tutto per evitare il peggio, per salvare il ragazzo seduto al suo fianco. Era un esperto di sicurezza. Un pilota esperto con tante ore di volo alle spalle, attento e scrupoloso. Una tragedia che non dimenticherò mai». Roberto Venini, casa e impresa edile ad Abbadia Lariana, mercoledì pomeriggio era a Caiolo. Era salito in Valtellina con il figlio e un suo amico con cui condivide la passione per il nuoto, e il padre di quest’ultimo.

Doveva essere un pomeriggio di divertimento con un volo per ammirare il panorama della zona dall’alto. Tutto stava andando al meglio, il figlio di Venini era già salito: ha fatto un giro e dopo una mezz’ora è ritornato alla base per lasciare il posto all’amico.

Ma poi qualcosa non va. A Caiolo trascorre il tempo e Munari non rientra; nel frattempo sopra Caiolo iniziano a volare mezzi del soccorso diretti verso Albosaggia dove, Venini scoprirà ben presto, si è consumata la tragedia.

Il mancamento

«Sono appassionato di elicotteri. Ero nell’hangar quando si è capito che qualcosa non andava, un altro pilota è uscito con un elicottero. Al ritorno quando ho visto le foto dell’incidente ho avuto un mancamento e sono caduto». Svenuto, e portato al pronto soccorso. «Mi hanno messo dieci punti di sutura», racconta Venini.

Nell’impatto il pilota ha perso la vita e il diciassettenne seduto al suo fianco è rimasto ferito, con la frattura di più costole. Ora è ricoverato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo in prognosi riservata, ma non critica.

Murari avrebbe fatto tutto il possibile per salvare il ragazzo che trasportava, considerato che l’elicottero era piegato proprio sul lato del pilota. Una manovra per evitare di cadere sulle case e per salvare il ragazzo. Non ci sono parole per descrivere quei momenti: la disperazione di quando ormai era chiaro che per il pilota non ci fosse più nulla da fare, la speranza per il ragazzo al suo fianco, di Abbadia come il figlio di Venini, e come lui appassionato di nuoto. La corsa verso l’ospedale di Bergamo.

«Siamo tutti senza parole, Giovanni Murari era un pilota esperto, un pilota capace, faceva corsi di sicurezza», conclude Venini.

Ricostruire l’accaduto non sarà facile, perché oltre ad approfondire la testimonianza del ragazzo seduto accanto al pilota, occorrerà attendere gli esiti dell’autopsia, che verrà fatta a inizio settimana, per capire o escludere se il pilota sia stato vittima di un malore. Poi toccherà ai periti esaminare i rottami del piccolo elicottero, messi sotto sequestro, e trarre le loro conclusioni. Una pista porta a pensare che Murari abbia dovuto affrontare un’emergenza, forse un guasto, portando il Robinson verso il suolo evitando le case e, forse, facendo schiantare sul suo lato per salvare il ragazzo al suo fianco. «Le testimonianze sembrerebbero chiare - dice Venini - . l’elicottero è arrivato nella zona già in avaria. Faceva rumore, era ingovernabile già in quota. Si è avvicinato pericolosamente al terrazzo di una casa poi Giovanni con una manovra straordinaria, di quelle d’emergenza, è riuscito a portarlo verso il prato. Pare si sia rialzato, completamente fuori controllo, toccando il cavo per poi precipitare”.

Gli interrogatori

Le indagini sono in capo al sostituto procuratore Stefano Latorre, sotto il coordinamento del procuratore Piero Basilone. Il fascicolo è stato aperto verso ignoti per i reati di omicidio colposo, lesioni colpose e disastro aviatorio colposo. Un’indagine parallela è stata aperta dall’Anvs, Agenzia nazionale per la sicurezza del volo.

Nel frattempo anche Venini e tutti coloro che erano all’hangar di volo sono stati sentiti dalle forze dell’ordine.

Ieri sulla sua pagina Facebook Roberto Venini ha pubblicato un’immagine dell’amico Giovanni con la scritta “Vola in cielo. Ciao Gio”.

Negli ambienti del nuoto, dove il ragazzo ferito, è conosciuto c’è tanta apprensione, e molti stanno facendo il tifo per lui per poterlo rivedere presto in acqua.

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