«Viveri raccolti a Chiavenna
Ora c’è un valido supporto»

Guerra in UcrainaIl sindaco trova una sponda in don Federico Pedrana «Da Bucarest è in contatto con un’associazione che opera al confine»

È da martedì, quando è iniziata la raccolta viveri pro emergenza in Ucraina, che Luca Della Bitta, sindaco di Chiavenna, è sul pezzo. Ha vagliato ogni possibilità, ha dato fondo alle sue conoscenze, ha chiesto suggerimenti e consigli e, alla fine, ha trovato proprio in un suo compaesano, don Federico Pedrana, di Verceia, in servizio a Bucarest, in Romania, per la comunità Papa Giovanni XXIII, una preziosa sponda.

«Grazie a don Federico - assicura Della Bitta - siamo riusciti a entrare in contatto con un’associazione molto affidabile, appartenente alla Chiesa cristiana battista, che opera proprio nella zona di confine fra la Romania e l’Ucraina e con la quale stiamo per stilare un accordo di collaborazione formale. Non è ancora siglato, però l’intesa è avanzata, per cui penso di poter dire che siamo sulla strada giusta. Era ed è fondamentale trovare un partner sul posto, che ci aiuti a portare a termine questa missione umanitaria. Senza un supporto del genere, non si può fare nulla».

Un po’ di sollievo

Comincia a tirare un piccolo sospiro di sollievo Della Bitta, che in questi giorni ha fatto giri su giri di telefonate per cercare di arrivare al dunque. Anche perché, nel frattempo, la raccolta viveri, gestita dalle donne della comunità ucraina della Valchiavenna (forte di 120 persone di cui 57 solo a Chiavenna), supportata anche dal Comune di Piuro, è proseguita a tambur battente.

Perché è vero che il centro di raccolta è aperto solo dalle 14 alle 17, tutti i giorni, ma è anche vero che è un pellegrinaggio continuo di persone, che arrivano con pacchi e borse piene di alimenti e l’altro ieri sono giunti due pulmini carichi di merce, anche vestiario, dalla Bassa Valtellina.

«Devo dire che la gestione è accurata - precisa don Andrea Caelli, arciprete in San Lorenzo, a Chiavenna -, perché le volontarie ucraine sono molto attente, però è stato raccolto talmente tanto che abbiamo dovuto stoccare buona parte degli scatoloni nel magazzino Caritas dell’“Arsenale del mobile”, situato sotto l’Iperal che ce l’ha dato, da tempo, in comodato. Diversamente non c’era più posto. Dopodiché noi continuiamo a caldeggiare le donazioni in denaro, a Croce Rossa e alla Caritas diocesana, però i viveri continuano di fatto ad arrivare».

Nessuno spreco

Don Caelli e il Gruppo pro emergenza in Ucraina di Chiavenna per il momento non se la sentono di bloccare questo flusso, tanto più che, sottolinea il sacerdote, «quanto raccolto comunque non andrà sprecato - precisa -, perché una volta effettuata la spedizione in Ucraina, con Tir apposito, il resto lo terremo noi, in Caritas, per affrontare l’accoglienza dei profughi, che doteremo, come facciamo anche con le altre persone che assistiamo, di una sorta di tessera per l’acquisto di prodotti nei supermercati locali, ma che certamente potranno usufruire anche dei viveri già raccolti».

Un sistema di accoglienza collaudato, quindi, quello della Caritas intervicariale di Chiavenna, che con il supporto delle istituzioni, e in primis dell’Ufficio di piano della Comunità montana Valchiavenna, sta affrontando egregiamente un’emergenza forse senza precedenti.

Per la quale è stato istituito anche un canale di comunicazione ad hoc, che risponde alla email [email protected]. È a questo indirizzo che, chi lo desidera, può scrivere per comunicare la propria volontà di mettersi a disposizione per la causa.

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