Un’occasione per celebrare i santi quotidiani


Al sito www.santibeati.it trovo che, al 24 dicembre, la Chiesa Cattolica elenca 21 nominativi, cui aggiunge, senza specificare quanti siano, i ‘santi antenati di Gesù’. Casomai ‘antenati santi’, verrebbe da dire, ché, nella genealogia del Salvatore (Matteo, 1,1), accanto a “padri che piacquero a Dio e che, trovati giusti… morirono nella fede… “(Martirologio Romano), figurano personaggi a dir poco imbarazzanti e che, di certo, non predispongono bene al Natale, rendendo ancor più vero quel “Il Natale non è una favola per bambini” pronunciato fresco fresco dal Papa. Sarebbe quindi il caso, specialmente in codesto periodo, invece che “più malatamente buoni”, di essere “più sanamente cattivi”: raccogliendo lo squillo di tromba che viene dalla mangiatoia di Betlemme, e, naturalmente per amore, scacciare dalla nostra stima e dalla nostra frequentazione quei cristiani invertebrati che, ricchi o poveri che siano, con la loro inerzia e la loro mancanza di fede e di ideali, al riparo dagli addobbi natalizi imbrattano e sporcano il mondo.

Gianfranco Mortoni

Forse è il giorno giusto per parlare d’un certo tipo di santità. Una santità non di pochi, ma di molti; non circoscritta, ma assai diffusa; non celebrata, ma praticata. È la santità del vivere quotidiano tra un impegno e l’altro, una difficoltà e l’altra, un sacrificio e l’altro. Un vivere routinario, di basso profilo, oscuro. O almeno in questo modo definito. Un vivere senza nessun palese riconoscimento, premio, applauso. Un vivere che accomuna faticatori umili, modesti, generosi. Il vivere, insomma, della normalità, proprio quella che non appare mai o quasi mai nelle trasmissioni televisive di maggior ascolto, nelle notizie più lette su internet, nei titoli gridati di taluni giornali e telegiornali. Il vivere che non fa audience, che non porta pubblicità a nessuno, che non pruduce incassi d’alcun tipo. Ecco, questa è la santità che merita un ricordo natalizio. In fondo è facile essere eroi per un giorno, se capita l’occasione propizia. Non lo è esserlo ogni giorno, quando d’occasioni per rifiutarsi al ruolo ne capitano a dozzine. Riuscirvi non è solo l’adempimento d’un dovere, è la realizzazione d’una impresa, visti i tempi, i luoghi, i costumi. Un pensatore cinese di molti secoli fa scrisse: il santo indossa abiti civili, ma nasconde le gemme nel suo petto. È una citazione spesso ricorrente nello spiritualismo taoista, ma che possiamo far nostra anche a questa latitudine del pensiero. Perché i santi della quotidianità non hanno nazione, razza, popolo, lingua e neppure religione.

Max Lodi

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