Valassi o Maggi? È l’altra partita di questa primavera lecchese. Oggi si elegge il sindaco, tra una quindicina di giorni i ventitré rappresentanti di associazioni imprenditoriali, sindacato, professionisti e consumatori sceglieranno il presidente della Camera di commercio.
Partita incerta. Partita vera, senza esclusione di colpi. Cominciamo dalla prima definizione. L’abbiamo scritto già: pur in una situazione liquida che, almeno in superficie, cambia di continuo, Vico Valassi e Giovanni Maggi si presenteranno ai ventitré componenti del consiglio camerale sulla stessa linea. Le alleanze tra le associazioni – nel tecnicismo di queste elezioni sono definiti apparentamenti – portano dieci voti a ciascuno dei due candidati (c’è qualche incertezza, ma le posizioni sembrano essersi cristallizzate sul dieci pari). C’è poi il voto del sindacato: il seggio spetta alla Cgil che ha designato il segretario generale Wolfango Pirelli. Il quale non ha mai detto “voterò per”, ma ha lasciato dire e scrivere che la sua preferenza andrà a Maggi. Stesso discorso, ma a parti rovesciate (come davanti ad uno specchio) lo si può fare per il voto di banche e assicurazioni. Il seggio spetta alla Deutsche Bank che ha indicato Marcello Sponsiello il quale voterà (o dovrebbe votare) per Valassi.
Siamo undici a undici. Il voto che manca e che sarà decisivo è quello delle libere professioni che in consiglio camerale avranno Antonio Rocca, presidente dell’ordine dei commercialisti. Come voterà? La consulta delle professioni che riunisce sedici presidenti degli ordini non si è ancora espressa. Forse non si riesce ad arrivare ad un parere condiviso, o forse – come ripetono i professionisti - si cerca di capire e valutare meglio programmi e posizioni dei due candidati. Comunque, nei prossimi giorni ci sarà la decisione che verrà resa pubblica prima del voto. A quel punto, con ragionevole certezza, si saprà chi è il nuovo presidente della Camera di commercio. Resterà ancora qualche dubbio, perché il voto sarà a scrutinio segreto e perché nelle prime due votazioni sarà necessaria la maggioranza qualificata (i due terzi) degli aventi diritto. Ed è probabile che nessuno dei due la raggiunga, però i primi scrutini potrebbero influenzare le successive votazioni.
Lotta di potere, partita dura perché le squadre in campo stanno ricorrendo a tutti gli strumenti, e muovendo tutte le pedine per arrivare alla vittoria. E risalendo lungo i fili aggrovigliati delle alleanze si finisce oltre i confini provinciali e si fanno balzi indietro negli anni, quando in un’altra era e in un’altra Lecco si confrontavano democristiani e socialisti. Vicende d’altri tempi che, sotto uno strato profondo di cenere, come braci continuano a restare accese e a influenzare gli schieramenti oggi opposti. Partita dura e chi ne uscirà vincitore rischia di trovarsi con un successo difficile da gestire per le fratture che si sono prodotte e che sarà arduo ricomporre.
Il rischio è che a pagare il conto di questa lotta di potere siano Lecco, la sua autonomia e le sue prospettive di crescita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA