ieri nel leggere le parole del Presidente Napolitano a proposito dell'Olocausto, mi ha colpito una sua frase rivolta ai giovani e relativa a una “scuola di memoria” come antidoto alla violenza e al rinascere del razzismo a tutti i livelli.
Una commemorazione “allargata” a tutti gli episodi vergognosi che hanno segnato la storia dell'umanità. La “giornata della memoria”, a mio avviso, dovrebbe comprendere anche tutti gli altri “olocausti” successi nella storia, dagli eccidi dei Maya e degli altri popoli sudamericani, agli Indiani d'America, al genocidio armeno, alle vittime dei gulag staliniani, fino ai “desaparecidos” argentini e alla distruzione dei templi del buddismo tibetano.
Un calendario di dolore - il 10 febbraio, per esempio, si celebra il Giorno del ricordo, in memoria delle vittime delle foibe -- che farebbe molto riflettere sulle storie di crudeltà e sopraffazione rimaste magari nell'ombra, ma non per questo meno spaventose della Shoah.
E, come ha detto Napolitano, far leva «su quel fondamento di pace e civiltà su cui l'Europa ha trovato la sua unità» servirebbe di sprone soprattutto ai giovani per sperare in un futuro migliore.
Carlo Sivieri
Lecco
Caro Sivieri,
contrariamente a ciò che si pensa e ai luoghi comuni, i giovani sentono parecchio questa ricorrenza e molti di loro la celebrano inventando spettacoli, reading poetici, e incontri dedicati alla Shoah. È un modo per esercitare la creatività e anche per non perdere di vista i valori di uguaglianza e solidarietà che proprio Napolitano non manca di esprimere in molti dei suoi interventi. Ogni popolo, purtroppo, ha la sua tragedia, più o meno nascosta, da raccontare, e ancora oggi la violenza apre quasi ogni giorno le pagine dei giornali. Tener viva la memoria di ciò che è stato può servire, anche se in piccola parte, a conoscere più da vicino il male e a esorcizzarlo, a tutte le latitudini.
Vittorio Colombo
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