Senatore a rischio
per la Valtellina
«Conteremo meno»

I nuovi collegi elettorali escludono di fatto la nostra provincia dalla possibilità di elezione Del Barba: «Decisione dei cittadini contro loro stessi»

«Bisognerebbe riflettere su come i cittadini vengono portati a prendere decisioni nelle urne che vanno spesso contro i loro stessi interessi». Parte dalla constatazione amara di Mauro Del Barba in merito alle ricadute del taglio dei parlamentari sulla reale capacità di rappresentanza della provincia di Sondrio a Roma, il viaggio nei commenti di chi, perché c’è ancora o perché c’è stato, conosce bene i meccanismi parlamentari.

Ripartizione

Già perché i collegi elettorali più ampi per un numero di deputati e senatori da eleggere più basso per territori marginali e politicamente non “pesanti” come la provincia di Sondrio si traduce nel rischio di non mandare più i propri esponenti a Roma, a meno di casi fortuiti o di correttivi.

Un rischio reso tangibile dalla nuova geografia elettorale dei collegi soprattutto per il Senato dove i seggi per la Lombardia sono 31 e dove nel plurinominale per la conquista di un massimo di sei scranni la provincia di Sondrio deve giocarsela con Varese, Como, Lecco e Monza Brianza, il cui peso specifico, elettoralmente parlando, è di tutt’altro tenore.

Il primo a lanciare l’allarme è stato Benedetto Della Vedova, il tiranese segretario nazionale di +Europa, senatore nella precedente legislatura, ma sulla stessa scia si muovono anche gli attuali deputati Del Barba, che nella passata legislatura ha occupato il posto a palazzo Madama, il leghista Ugo Parolo e l’ex Jonny Crosio che, insieme a Del Barba e Della Vedova, ha composto fino al 2018 l’irripetibile tris di senatori valtellinesi a Roma.

«Era chiaro che questo sarebbe stato l’esito del “sì” al referendum - sostiene Del Barba -, anche se credo che il vero problema non sia stato dire sì a quest’ultima consultazione, quanto dire no a quella precedente che avrebbe lasciato 630 deputati e una rappresentanza politica territoriale più forte di quella attuale e soprattutto avrebbe reso il Parlamento più efficiente e funzionale».

Il riferimento è al referendum costituzionale del dicembre 2016 sulla cosiddetta riforma Renzi-Boschi che proponeva il superamento del bicameralismo perfetto riducendo le funzioni del Senato e lasciando alla sola Camera il compito di votare le leggi.

«Misero risparmio»

«Il misero risparmio finanziario ottenuto con il taglio dei parlamentari non riesce neppure lontanamente a pareggiare il costo della rappresentanza democratica per i territori come il nostro» sottolinea Ugo Parolo. L’unica speranza residua sta nel sistema elettorale che verrà scelto.

«Con il proporzionale puro e le preferenze - sottolinea Parolo - diventerà impossibile eleggere qualcuno in Valtellina. Con il Rosatellum le possibilità dipendono dalla volontà dei partiti, ben sapendo che questi non possono scontentare i territori più pesanti dal punto di vista politico. Per questo salvo occasioni fortuite sarà difficile avere una rappresentanza diretta e questo costerà molto al territorio».

Una cosa però che era già nota quando si è votato per il referendum, «il frutto di questa ventata di antipolitica che ha fatto credere ai cittadini che il male risiede tutto nella politica, dimenticando che la politica rappresenta esattamente la società che la esprime».

Convinto delle ricadute pesantissime sul territorio è anche Jonny Crosio, da sempre critico sul fatto di rincorrere i 5 stelle. «Se sommiamo il disastro delle legge Delrio in Provincia allo scenario che viene avanti in cui non avremo nessun rappresentate al Senato, forse qualcuno alla Camera se il capo bastone di turno deciderà di accontentarci - dice - è evidente la gravità di questa situazione. Bisognerà sempre chiedere a qualcuno di prendersi a cuore i nostri interessi, ben sapendo che solo chi è di qui capisce la particolarità della Valtellina. Una provincia complessa che va gestita ad ogni livello».

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