Sono ormai alcuni mesi che i lavori per la pista ciclabile fra Lecco e l'Orsa Maggiore sono fermi, ma ciò che più preoccupa sono le condizioni di pericolosità in cui quei lavori hanno ridotto la strada. Di notte poi chi non è esperto rischia incidenti anche gravi. La necessità di ripristinare quasi quotidianamente i paletti spartitraffico dovrebbe insegnare qualcosa ai responsabili.
Il dubbio che viene a proposito di questi lavori lasciati a metà è che non si tratti solo di mancanza di fondi, ma forse anche di qualche ripensamento sull'opportunità di una pista ciclabile che, se non si fermerà all'Orsa Maggiore, dovrà fermarsi per forza, ma dopo lavori ciclopici, alle porte di Abbadia. E gli incidenti in cui sono coinvolti ciclisti avvengono solitamente sulla strada a lago fra Abbadia e Colico, vale a dire proprio nel tratto in cui non è prevista né sarebbe possibile alcuna pista ciclabile. Invece incidenti fra Lecco e Abbadia, dove appunto si sta costruendo o si vuole costruire la pista ciclabile, ne saranno anche successi, ma se sono successi credo che nessuno se ne ricordi.
In sostanza, stiamo spendendo in tempi di crisi e di debito pubblico alle stelle milioni di euro per una pista cliclabile che porterà gli amanti del pedale dalle Caviate di Lecco alla chiesetta di San Martino alle porte di Abbadia, per essere poi abbandonati al loro destino.
Chi a suo tempo ha finanziato, progettato e realizzato la Superstrada 36 senza prevedere una pista ciclo-pedonale fra Lecco e Abbadia merita sicuramente apprezzamenti irriferibili (un po' gli stessi che merita chi ha finanziato, progettato e realizzato il traforo stradale sotto il San Martino senza prevedere una canna in più per la ferrovia).
Antonio Attanasio
Mandello del Lario
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