Lecco, sì agli sconti
per chi spegne le slot

Le proposte di Maroni fanno breccia tra i sindaci del Lecchese contrari alle macchinette mangiasoldi. Robbiani, primo cittadino di Merate: «Lo Stato incassa miliardi con il gioco, ma quanto spende per curare le vittime?»

LECCO - Sgravi fiscali ai pubblici esercizi che decideranno di non dotarsi di slot machine e videopoker: è la linea alla quale il Pirellone lavorerà per contrastare un fenomeno sempre più diffuso e preoccupante, quella ludopatia che sta colpendo migliaia di persone anche nel Lecchese.
Ad annunciare il proprio impegno nei confronti di questa tematica - dopo averne fatto uno dei propri punti fermi già durante la campagna elettorale - è stato ancora questa settimana il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni.

Una delle strade scelte per porre un freno ad un fenomeno dilagante è quella fiscale, con gli sgravi cui si lavorerà a partire dal vertice che Maroni ha annunciato a breve. Un'iniziativa che, se dovesse rivelarsi concretizzabile, vedrà concordi unanimemente parecchi amministratori di ogni area politica.

Già in Comune a Lecco, infatti, la giunta guidata da Virginio Brivio, che con l'assessore Armando Volontè si è già espressa più volte sul tema del gioco d'azzardo, si conferma grande preoccupazione per le ricadute che la ludopatia ha nei confronti dei cittadini.

D'accordo sulla direzione annunciata dal Pirellone il sindaco di Merate, Andrea Robbiani, il quale ha sottolineato che «è uno dei problemi di questo Paese, in cui lo Stato ha il monopolio su giochi e tabacco: da un lato incassa miliardi di euro con un sistema fiscale favorevole per i gestori; dall'altro, però, spende una quota consistente di questi introiti per curare le ludopati».

Stessa linea con sfumature differenti per Aldo Valsecchi, vicesindaco del Comune di Calolzio. «Queste misure mi trovano perfettamente d'accordo, ma se si spendono 750 milioni di euro con i giochi su internet, gli sgravi fiscali ai bar non risolvono il problema. Personalmente, sono d'accordo che esistano le sale giochi, che del resto sono previste per legge. La stretta andrebbe attuata più sui bar, dove le macchinette possono attrarre anche chi non ci entra apposta per giocare».

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