Lecco, lo sfogo di Magni Citerà Colombo in sede civile
a.crippa
Lecco - «Cui prodest?». Ha più volte citato il suo professore di latino, Giuseppe Magni, quando ieri mattina ha incontrato la stampa nello studio del suo legale, l'avvocato lecchese Vito Zotti. Un incontro voluto per raccontarsi, fors'anche per sfogarsi, dopo lunghi anni di sospetti, a un paio di settimane dalla sentenza di assoluzione - una volta si sarebbe detto «con formula piena» - dall'accusa di tentata concussione pronunciata dal tribunale di Lecco. «Mi sono spesso domandato a chi abbia giovato, me lo chiedo tuttora», ha affermato l'ex consulente per l'edilizia penitenziaria dell'allora ministro alla Giustizia Roberto Castelli . Già, l'ex ministro Castelli. Un fantasma che ha aleggiato nella stanza per tutta la durata dell'incontro. Fu lui, nel maggio del 2005, a presentare alla procura cittadina l'esposto che ha inguaiato Magni, suo strettissimo - e fidatissimo - collaboratore fino a pochi mesi prima. Finito a giudizio con l'accusa di aver chiesto all'imprenditore Pietro Colombo, 73 anni, di Valgreghentino, amministratore della "Autorettifica Colombo Srl", una tangente per una fornitura di gruppi elettrogeni per le carceri. Ora che è stata pronunciata la sentenza di assoluzione, Magni si rivarrà in sede civile nei confronti di Colombo («L'ho visto una sola volta, nel 2004, per un'auto», ha spiegato ai giornalisti) per il risarcimento dei danni.
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