Il murales del vigile. Un bosco incantato
colora il sottopasso

Affresco moderno L’opera nel tunnel della stazione. Un dono alla comunità da parte di Andrea Gobbetti. «Esperimento sociale per contrastare i vandalismi»

A chi si inoltra lungo il sottopasso che dalla stazione ferroviaria porta al Policampus capita da ieri d’imbattersi in un nuovo “affresco moderno” illuminato da una fetta di cielo.

Riconoscimento

Più di un murales, un vero e proprio dipinto di un artista eclettico come Andrea Gobbetti, in forza alla Polizia locale di Sondrio, distintosi proprio in questi giorni al prestigioso “Premio Modigliani” dell’Ist. Int.le dell’Accademia delle Belle Arti per «il suo stile unico e per le sue originali doti artistiche», che ha affascinato i visitatori nella mostra dello scorso anno a palazzo Pretorio sul filo de “Le fleurs du mal” baudelariani rivisitati in una pittura “trascendente”.

Ed ora, su commissione dell’amministrazione comunale, dona in maniera disinteressata alla comunità il suo messaggio rivolto soprattutto alle nuove generazioni che si alternano in quel passaggio quasi obbligato verso gli istituti del Policampus scolastico. È impossibile non notarlo e fermarsi ad apprezzarne lo spirito emotivo.

Quasi un bosco incantato sfolgorante di luce in un fitto intrico di nudi tronchi tra cui si aprono faticosamente un varco due teneri cerbiatti e un cupo cervo dalle corna ramificate che sembra scrutare e ammonire il passante frettoloso a non oltrepassare il limite di una foresta deturpata e assediata dall’uomo diventata ormai una gabbia opprimente per la fauna sempre più braccata e disorientata.

Figure che emergono da un tramonto tumultuoso policromo che invita alla pace. Ed ora è lì, su un muro anonimo prima ferito da scritte indecenti, graffiti indecorosi, su cui è passata una mano di vernice bianca su cui, come un fresco intonaco, si è messo all’opera Gobbetti, armato di bombolette spray e idropitture smaltate al servizio di una serie infinita di pennelli e pennellini da decoro, adattandolo alla sua visione prospettica. Ed è lo stesso artista a rivelarne l’anima: «Il murales è stato pensato come esperimento sociale per contrastare i vandalismi sui muri, mettendo un disegno che potesse richiamare certo un senso estetico, ma anche un senso di appartenenza alla città. Il muro bianco attira molti, ma nelle mani sbagliate viene imbrattato: con l’arte invece si dovrebbe avere un qualche freno a distruggere qualcosa di gradevole».

E aggiunge: «Il dipinto non ha un vero significato nascosto, è più un omaggio alla natura che circonda la città: spesso vedo cerco e cerbiatti attraversare la strada… cosa che non capita ovunque, direi. È un contrasto tra la città è la natura; ordine e caos, tra il freddo muro e il calore del colore; il contrasto tra colori e forme dove l’imperfetto può essere ben accetto nel risultato finale».

La bellezza

E conclude: «La gradevolezza è la cifra dell’opera. Il messaggio che la bellezza va ricercata e non combattuta. In 18 anni ho lasciato questi piccoli segni in giro per il mondo. Ora anche Sondrio fa parte di un pezzetto di questo mio enorme puzzle: volete tutti i pezzi? Cercateli, viaggiate, esplorate». Nell’angolo in fondo del dipinto una semplice “A” a firmare un’opera che – si spera – venga apprezzata soprattutto dal mondo giovanile alla ricerca di una propria dimensione che si esprime attraverso un linguaggio personale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA