«Gabriele si è salvato per pochi metri»

Valanga in Engadina Sotto choc lo scialpinista di 32 anni. è sopravvissuto perché distante dalle due vittime. È iscritto al Cai di Meda: «Ha scavato per un’ora cercando Fabio De Marco, un amico a cui era molto legato»

Ha visto la valanga staccarsi e travolgere Fabio De Marco e Luca Laurin, ha attivato i soccorsi e disperatamente, per circa un’ora, ha scavato con tutta la forza che aveva in corpo per cercare di liberarli dal peso della fitta coltre bianca.

Ha sperato sino all’ultimo che entrambi si salvassero, ma purtroppo Laurin, 42 anni, di Lissone, è morto sul colpo e De Marco, 41 anni, di Rezzago, è deceduto qualche ora dopo in ospedale.

È sotto choc Gabriele Mariani, 32 anni, elettricista, alpinista esperto: giovedì mattina c’era anche lui in Engandina. I tre scialpinisti avevano da poco intrapreso la discesa, quando lungo il versante nord del Piz di Grevasalvas si è verificato il distacco di un lastrone.

In ospedale

Gabriele è ancora ricoverato in ospedale, ha risposto ai messaggi di amici e conoscenti con lo Smartphone, ma al momento non intende parlare. Miracolosamente è uscito illeso, è vero, ma le sue sono ferite profonde: ha subito un violento trauma per aver visto morire sotto i propri occhi due persone.

Appassionato di montagna, ha partecipato anche a diverse spedizioni. Iscritto al Cai di Meda, fa parte degli staffer: gruppo che gestisce la palestra d’arrampicata. Abbiamo raggiunto telefonicamente Adalberto Colombo, presidente del Club brianzolo.

«Vive a Novedrate, fa parte della nostra associazione da diversi anni – spiega –. Gabriele è riuscito a salvarsi perché era più distante rispetto agli altri due». Pochi metri che si sono rivelati vitali. «È stato il primo a soccorrerli. Non ho parlato direttamente con lui, mi ha informato dell’accaduto un amico in comune. Gabriele in questo momento vuole essere lasciato tranquillo. Non ha voglia di raccontare. È sconvolto».

Il presidente sottolinea che ha provato a liberare De Marco e Laurin. «Ha scavato per un’ora, non si è mai fermato». Il trentaduenne elettricista era molto legato a De Marco. «Era un suo grandissimo amico, si conoscevano molto bene e da tanto tempo».

Al Cai di Meda il nome di Gabriele Mariani è noto. Quattro anni fa insieme a un altro alpinista esperto, Simone Brini, si era “guadagnato” una news sul sito ufficiale dell’associazione. Lui, Brini e un terzo alpinista il 23 gennaio avevano raggiunto i 6962 metri dell’Aconcagua, in Argentina, la montagna più alta del continente Americano.

Gabriele e Simone avevano portato in cima un gagliardetto del Cai Meda e si erano fatti fotografare. Un’esperienza unica come tante altre escursioni fatte da lui in Italia e all’estero.

Nel frattempo c’è tanta commozione nel Comasco per la tragedia di Fabio De Marco. Una tragedia che ha subito varcato i confini del Triangolo Lariano. La vittima della valanga era anche conosciuto all’interno delle Ferrovie Nord dove da circa un anno si occupava dell’attività sindacale della Cisl. L’incidente giovedì mattina, il punto di partenza della valanga attorno ai 2.850 metri e il punto di arrivo duecento metri sotto: a quota 2.600 circa. Il fronte ha travolto due dei tre sciatori il terzo è invece illeso.

Sul posto sono giunti tre elicotteri e una squadra di ricerche valanghe del Club alpino svizzero che dopo circa un’ora hanno localizzato gli scialpinisti scomparsi sotto la neve e li hanno liberati.

Rischio medio basso

De Marco è stato estratto vivo della neve e trasportato in condizioni disperate all’ospedale Cantonale dei Grigioni di Coira ma venerdì è purtroppo deceduto. Peraltro il rischio valanghe in quell’area veniva ritenuto medio basso, al di là del resoconto di quanto accaduto resta il dolore di tanti amici che hanno conosciuto De Marco soprannominato “Depi”.

Il quarantunenne prima di mettere su famiglia a Rezzago aveva vissuto con i suoi genitori a Castelmarte e prima ancora a Ponte Lambro, mentre la moglie  Chiara è anche lei di Castelmarte, la famiglia poi è composta anche dalla figlia di cinque anni.

Il funerale dovrebbe essere celebrato martedì o al massimo mercoledì, infatti secondo le ultime informazioni la salma di Fabio De Marco dovrebbe rientrare in Italia domani.

Rispetto per i colleghi

Christian Colmegna, segretario regionale di Fit Cisl Lombardia ricorda con commozione l’amico e collega che non c’è più:«È un momento terribile per tutti noi, “Fabietto” da un anno non lavorava più in impianto ma faceva il sindacalista a tempo pieno con grande dedizione e rispetto  per i problemi dei colleghi. Era diventato Rsu a febbraio e poi  è entrato nel gruppo  di lavoro della Fit Cisl.  Era impegnato con noi tredici ore al giorno. Una grande persona, con valori importanti e sempre disposto a dare una mano ai colleghi. Per me era un fratello, serio, generoso caritatevole si spendeva per tutti.  Avrò ricevuto 100 messaggi da tutte le federazione sindacali in queste ultime ore per spiegare quanto fosse apprezzato» conclude Colmegna. 

Sulla pagina della Scuola di alpinismo e scialpinismo Alto Lario, di cui faceva parte come istruttore De Marco, sono tantissimi gli attestati di vicinanza a lui e alla sua bella famiglia. Messaggi che si moltiplicano con il passare delle ore.

La stessa scuola Alto Lario commenta: «Ciao Fabio. Adesso possiamo solo ricordarti per quello che eri, un ragazzo semplice ma con tanta voglia di vivere. Condoglianze a tutta la famiglia».

C’è chi racconta di una persona speciale, chi ricorda le tante uscite insieme, chi rimpiange quel sorriso che non potrà più rivedere e chi gli augura buone sciate anche nell’aldilà.

In tantissimi in questo momento si stringono attorno alla famiglia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA