Dialogare non significa calar le braghe

Il Natale è e rimane una festa cristiana: non dobbiamo rinunciare ai nostri principi

Cara Provincia,
sono il papà di 5 bambini di cui i due più "grandi" di otto e sei anni frequentano la scuola elementare Kolbe di Muggiò a Como. Nei due anni scorsi, per seguire la figlia maggiore, ho avuto modo di assistere alla festa natalizia della scuola, e sono rimasto colpito dalla totale e voluta assenza di ogni riferimento espressamente religioso.
Un gran cantare di pace, uguaglianza, amicizia, e perfino sventolare i colori dell’arcobaleno ma eravamo, ironia della sorte, in chiesa, a Muggiò, dove anche sabato si svolgerà lo "spettacolo", e fra tanto inneggiare a questi bei sentimenti certamente lodevoli, non ho mai trovato in una circostanza così particolare la parola Gesù, cioè colui per il quale il Natale esiste.
Ora, posso capire che durante l’anno scolastico esistano i modi e i tempi per svolgere integrazione e dialogo fra alunni di diverse provenienze, ma non credo che la festa dei bambini di Natale debba essere deviata ad uso di una dilagante, per alcuni presidi di Como e della società in generale, sopraffazione e finanche annullamento dei principi della nostra cultura, per non dire della nostra religione. Se i bambini di altre religioni vorranno partecipare alla nostra festa natalizia, non potremo che esserne felici, e se non vorranno scontrarsi con concetti diversi dai loro, la festa in questione non rientra fra gli obblighi scolastici e possono liberamente rimanere a casa.
«Non vogliamo far pesare agli scolari stranieri la loro diversità» ha detto il preside dell’Istituto comprensivo Como Centro, Indriolo: bene, aggiungo io, allora facciamola pesare ai nostri ! Fino a prova contraria, il nostro Natale è cristiano e tale spero che rimanga sempre.
Simone Clerici


Tutti gli anni, in occasione di certe ricorrenze, si avverte netta la percezione che il vituperato "politicamente corretto" è sempre di moda e continua a esercitare il suo perverso fascino. Non c’è alcun dubbio che il Natale sia una festa cristiana; ogni tentativo di snaturarla o edulcorarla, ovvero di scioglierla nel brodo dell’omologazione, dev’essere respinto con fermezza. Il dialogo non può diventare un calar le braghe e l’accettazione del diverso non deve comportare la rinuncia ai nostri princìpi. Invece sembra diffondersi una sorta di timore reverenziale che ci costringe in posizioni di sudditanza, quasi in un angolo, come se ci dovessimo vergognare di qualcosa. Fa specie, e un po’ dispiace, che proprio il mondo della scuola sia inflazionato da soggetti che fanno a gara per essere (o apparire?) più realisti del re.

Pier Angelo Marengo

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