ho letto sul web la lettera con gli "auguri scomodi" del vescovo don Tonino Bello e l'ho trovata sconvolgente, ma in senso positivo, una vera sferzata nei confronti della nostra società egoista e consumistica, lontana dalla solidarietà e dall'affetto.
È davvero incredibile leggere frasi come «il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e vi faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio».
Questa lettera assomiglia un po', con le dovute proporzioni, agli anatemi che i frati predicatori lanciavano nei tempi bui, e ci fa riflettere su quanto abbiamo perso di vista gli insegnamenti non soltanto cristiani. «Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità, incapace di vedere che poco più lontano di una spanna. Con l'aggravante del vostro complice silenzio», scrive don Tonino, «si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra e gli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame».
Parole forti e da meditare a lungo.
Gianni De Silvestri
Lecco
Caro De Silvestri,
forse per meglio farsi capire, il compianto don Tonino non faceva altro che dire, con lo stile di questi nostri tempi, quindi più aggressivo e sferzante, quello che molti altri sacerdoti prima di lui avevano predicato, magari in una forma meno diretta ed efficace.
Parole più che mai attuali. Don Tonino Bello ci mette di fronte ai nostri difetti, ai vizi di una società che deve per forza cambiare per sopravvivere, perché ormai arrivata al capolinea del suo modello di vita. Un modello fatto di sprechi e di inutili “luminarie”, lontano dal dialogo e dalla parola di conforto, ma attento soltanto a un immediato tornaconto. Un atto di coraggio il suo, da ammirare e condividere, perché la speranza di rinascita non muoia a Santo Stefano.
Vittorio Colombo
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