Cade fuori dal pub e si rompe la tibia
Da cinque giorni attende l’intervento

Casargo Ines Marazzi titolare del “Parco delle Chiuse di Casargo” trasportata al Manzoni di Lecco «Mi hanno detto che avrebbero dovuto operarmi subito, ma resto in attesa: non c’è disponibilità»

In ospedale in attesa di un’operazione alla caviglia da cinque giorni, e nessuna certezza sulla data.

Non è una bella prospettiva quella che ha di fronte Ines Marazzi, lecchese di 55 anni, titolare del pub “Parco delle Chiuse”a Casargo, che è incappata nel classico infortunio fuori dal locale. Un infortunio che purtroppo le sta costando caro, sotto tutti gli aspetti.

Il fatto

«Lunedì mattina sono scivolata fuori dal pub, saranno state le 8.30 – racconta Ines - ho capito subito dal dolore più forte alla gamba sinistra rispetto alla destra che era rotta. Essendo noi proprio davanti alla caserma dei carabinieri, il maresciallo Luigi Tarico che stava entrando mi ha sentita urlare e ha chiamato l’ambulanza che mi portata all’ospedale Manzoni».

E qui è iniziata la solita trafila. «Dopo sei ore di pronto soccorso, dove fortunatamente sono stata sistemata su un lettino, e dopo aver fatto le lastre, sono stata visitata dal dottor Andrea Biffi che mi ha detto senza mezzi termini che dovevano operarmi e anche con una certa urgenza: ho rotto la tibia al confine con la caviglia e devono inserirmi una placca: «La ricoveriamo e se non la operiamo entro stasera domani certamente». Ed era appunto lunedì. In reparto non c’è posto, ma dopo una prima sistemazione temporanea Ines viene ricoverata in chirurgia week dove inizia il digiuno preparatorio all’operazione. «Alla mattina dopo un’infermiera mi dice: «stamattina niente operazione, forse nel pomeriggio». Poi il pomeriggio diventa mercoledì, «ci sono casi più urgenti, porti pazienza». Chiedo di un medico e finalmente vengo trasferita in ortopedia». A quel punto, pensa Ines , è fatta. Ora tocca a me. «E invece no, qui ricomincia la trafila: ogni giorno chiedo: quando mi operate? E la risposta è sempre la stessa, non lo sappiamo, mancano i medici». Una situazione ormai cronica che in questi giorni è aggravata anche dallo smaltimento ferie dei sanitari. Ma che a quanto fanno sapere dall’azienda ospedaliera da noi contatta, non riguarderebbe questo caso specifico quanto piuttosto la scarsa disponibilità della sala operatoria in ortopedia «A questo punto però avrei voluto saperlo prima e magari avrei deciso di andare a farmi operare in un altro ospedale, È vero che nella sanità privata pago ma in questo modo perdo giorni di lavoro e devo assumere una dipendente al volo da affiancare mia figlia Rebecca per non chiudere il locale, tanto vale».

Nessuna data

In questi giorni c’è gran movimento in paese: è iniziata l’estate con tutti gli eventi correlati. «Ma aldilà di questo c’è è anche l’incertezza, è l’attesa senza alcuna prospettiva precisa che è insopportabile – conclude Ines- sono immobilizzata a letto con flebo di antidolorifici ogni otto ore, dipendo da tutti per muovermi, e di certo fino a lunedì resterò qui in attesa e poi chissà. Nessuno mi dice nulla» Dopo l’operazione ci saranno almeno altri due giorni di ricovero e almeno due mesi di convalescenza. Un percorso lungo, prima si comincia, e meglio è. Ma al momento la data di partenza non è stata annunciata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA