Saldi, formula che fa flop
"Ora regole da cambiare"

Veri saldi di fine stagione per soli 15 giorni e con sconti davvero sostanziosi; vendite promozionali per tutto l'anno secondo le esigenze e le scelte dei vari negozi. Sono queste le proposte di Manuela Giambelli, presidente dell'associazione mandamentale di Sondrio di Confcommercio

Sondrio - Veri saldi di fine stagione per soli 15 giorni e con sconti davvero sostanziosi; vendite promozionali per tutto l'anno secondo le esigenze e le scelte dei vari negozi.

Sono queste le proposte di Manuela Giambelli, presidente dell'associazione mandamentale di Sondrio di Confcommercio, e di Davide Levi, presidente dell'associazione mandamentale della Valchiavenna sempre di Confcommercio. I saldi, infatti, già prima del loro inizio destavano molte perplessità nei commercianti, a causa del periodo in cui vengono proposti, della loro durata e soprattutto delle vendite promozionali che li hanno preceduti a dicembre. Queste perplessità sono state confermate nel primo weekend dedicato proprio ai saldi con un giro d'affari piuttosto limitato e soprattutto la maggior parte delle persone che sono sì entrate nei negozi, ma più per curiosare che per acquistare effettivamente la merce. Insomma, pare evidente che i saldi vadano in qualche modo ripensati per far riprendere loro vigore sia dal punto di vista dei commercianti sia da quello dei clienti.

«Bisognerebbe fare in modo - ha spiegato Manuela Giambelli - che ci siano solo 15 giorni di saldi e che siano a fine febbraio o a fine estate, cioè siano effettivamente saldi di fine stagione. Detto che i primi giorni dei saldi invernali potevano andare anche peggio, considerato anche il momento, è indubbio che c'è molto disordine e non facciamo altro che complicarci la vita e disorientare la clientela».

Responsabili di questo disorientamento soprattutto le vendite promozionali pre-saldi che, sempre secondo la Giambelli, «fanno perdere lo slancio ai saldi. Servirebbe una maggiore unità d'intenti all'interno della categoria e soprattutto durante i saldi bisognerebbe vendere a buon prezzo la merce che è effettivamente delle nuove collezioni e che è rimasta invenduta nel corso della stagione. Troppo spesso, invece, si vendono con forti sconti, capi d'abbigliamento degli anni passati».

Pur condividendo alcuni punti del ragionamento di Manuela Giambelli, Davide Levi individua un'altra strada maestra per i negozi: «Sono convinto - ha esordito Levi - che il tempo dei saldi a data fissa sia finito. Il mercato è stato molto cambiato dalla crisi, dalle diverse esigenze delle famiglie e quindi credo che sia giusto che un negozio possa programmare le proprie vendite promozionali in base alle sue necessità. Lo sconto, poi, deve essere più "pesante" a fine stagione quando i clienti "ritardatari" possono avere l'occasione di acquistare la merce che ormai il negoziante non è riuscito a vendere».

Anche Davide Levi così come i suoi colleghi non ha grosse aspettative, dunque sui saldi di quest'anno il cui inizio è stato peraltro penalizzato da un fattore ben preciso.

«Mi aspetto dei saldi un po' sottotono rispetto agli anni scorsi - ha commentato Levi - e il loro inizio è stato penalizzato anche dal calendario: l'anno scorso c'è stato il "ponte" dell'Epifania, mentre quest'anno i turisti si sono fermati nelle nostre località turistiche per meno giorni e prima dell'inizio dei saldi».

Infine, Davide Levi spende una parola anche sull'unità di intenti dei commercianti che «dovrebbe avvenire per scelta e non per imposizione di norme dall'alto».

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