Rai superata negli ascolti perchè la tv
generalista è più viva che mai

L’altro giorno la televisione italiana ha registrato un avvenimento storico: il sorpasso negli ascolti di Mediaset sulla Rai, in altre parole il sorpasso di un polo privato su quello pubblico. Non era mai accaduto, nemmeno ai tempi di Silvio Berlusconi presidente del Consiglio, che indirettamente le controllava entrambe o quanto meno esercitava potere di veto (ricordate l’editto bulgaro?) e se da presidente del Consiglio proprio non favoriva Mediaset, di certo non la ostacolava.

Dunque potremmo dire con una battuta che «TeleMeloni» è riuscita laddove non era stato capace nemmeno il Cavaliere. Ma ridurre tutto – come hanno fatto e faranno molti giornali in questi giorni - a considerazioni politiche è estremamente riduttivo. È vero: molti dei conduttori Rai graditi – diciamo così - al Centrodestra non brillano negli ascolti delle loro trasmissioni. Inoltre i vari editti bulgari silenziosi interni, oltre all’assalto ai palinsesti da parte dei piani alti di Viale Mazzini, hanno finito per generare un mini-esodo in altri lidi: a Mediaset, a La7 e a Nove prima di tutto. Ma la situazione politica non è l’unica causa di quanto è accaduto in questa settimana. La lottizzazione – o se vogliamo chiamarlo più elegantemente lo spoil system - in Rai è un dato di fatto, una tradizione, una consuetudine che risale alla notte dei tempi, verrebbe voglia di dire. I giri di vela nei confronti di giornalisti, conduttori, programmi, ospiti e scalette ci sono sempre stati con il cambiare del vento. Anche con il Centrosinistra al potere le cose non andavano diversamente in Viale Mazzini.

Quella che è cambiata è l’offerta esterna, molto più ricca e vivace, ossia la possibilità di andarsene in altri lidi. Non solo a Mediaset, che dopo la morte del Cavaliere sembra essersi aperta pragmaticamente anche ad altre culture, come quella di sinistra, andando a pascolare in nuove praterie. Non solo a La7, altra brillante emittente corsara rifiorita con Urbano Cairo. Soprattutto Nove, il canale dell’americana Warner Bros Discovery, è ultimamente protagonista di una campagna acquisti forsennata, da Crozza a Fazio, fino all’ultima preda Amadeus, la star pigliatutto di Sanremo di scuola «baudiana» e continua ad andare all’assalto di news, personaggi e pubblicità. Il suo amico Fiorello ha detto tra il serio e faceto che la Nove vorrebbe comprarsi in blocco tutta la divisione delle news di La7, da Floris a Mentana.

Tutto questo è estremamente sorprendente se si pensa che la Tv generalista, «lineare», veniva data per morta. In questi anni si è assistito a una frammentazione del pubblico, sempre più zampillante verso nuovi canali e nuove piattaforme streaming (come Netflix), con aggregatori video (come You Tube) social networks, abbonamenti personalizzati, fruibili da strumenti diversi, a cominciare dagli smartphone, che stanno soppiantando il vecchio televisore. Una rivoluzione che sembrava aver messo in soffitta anche il vecchio duopolio Mediaset-Rai che ci trasciniamo dagli anni ’80. E invece... La Warner Bros Discovery, passata dal 2 al 10 per cento di share con Fabio Fazio, orientata a mettere in campo in autunno con Amadeus nuovi format ben collaudati, ne è la dimostrazione. Perché la televisione cosiddetta generalista vive di ascolti: è gratuita (a parte la Rai che ha il canone), e il suo business consiste nel convertire l’attenzione (le «teste» si dice in gergo) degli spettatori in investimenti pubblicitari. Insomma la Tv generalista è morta, viva la Tv generalista. Mai darla per spacciata.

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