Sciopero il 19 aprile contro la chiusura della Riello a Morbegno

Un’intera giornata di fermo, possibilmente con la partecipazione dell’intero territorio e delle società dell’area industriale. Sarà presto sostituito il cartello che annuncia lo sciopero dei lavoratori sui cancelli dello stabilimento della Riello a Morbegno.

Quello che fino a oggi si poteva leggere passando portava infatti la data del 5 aprile, il venerdì prima dell’ufficializzazione da parte dell’azienda della ferma volontà di chiudere il sito, e faceva riferimento a un’ora di stop per chiedere lumi proprio sulle intenzioni della direzione, quello che lo sostituirà porterà invece la data del 19 aprile, venerdì prossimo quando i lavoratori sciopereranno per tutto il giorno con un presidio fuori dallo stabilimento dalle 10 alle 13. Lo avevano detto i segretari provinciali della Fim Cisl Alessandra Vaninetti e della Fiom Cgil Alberto Sandro al termine dell’assemblea dei lavoratori di mercoledì: nessuna mobilitazione, picchetti o presidi nell’immediato, ma l’ipotesi di un coinvolgimento più ampio dell’area industriale della Bassa valle, del territorio e delle istituzioni per un’iniziativa da organizzare più avanti, già la prossima settimana.

Detto, fatto. E’ di questa mattina la comunicazione da parte delle due sigle sindacali e delle Rsu della proclamazione dello stato di agitazione e dello sciopero del 19 a seguito della comunicazione del piano aziendale. Un piano presentato contestualmente all’avvio della procedura al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mise), quando ci sarebbero stati 30 giorni ulteriori per farlo, che prevede tempi stretti, strettissimi. La Riello, che dal 2020 appartiene alla multinazionale Carrier corporation, ha già nominato un suo advisor presso il ministero e ha previsto la dismissione della gran parte della produzione entro l’estate con lo spostamento negli altri stabilimenti del gruppo, in particolare a Legnago, dove la Riello ha anche la sua sede principale, e Volpago in Veneto, e l’esternalizzazione della parte relativa ai ricambi. Entro novanta giorni, secondo quanto previsto dalla normativa, potrà far partire i licenziamenti collettivi. Per poter avere un quadro più preciso della situazione bisognerà attendere la convocazione al Mise, che i sindacati sperano possa essere il prima possibile, quando l’azienda metterà le carte in tavola.

Fino ad allora è possibile fare solo supposizioni. «Dopo la convocazione al ministero potremo avere le idee più chiare ed entrare nel merito della questione - aveva detto Vaninetti -. Dovremo innanzitutto capire se ci sono possibilità di reindustrializzazione e poi partire un minuto dopo con la contrattazione». Intanto però si può manifestare coinvolgendo quanto più possibile il territorio. Non a caso insieme alla comunicazione dello stato di agitazione e della proclamazione dello sciopero di venerdì c’è l’invito «ai vari siti della società, alle istituzioni, all’intera popolazione del territorio coinvolto e delle zone limitrofe, a partecipare in difesa dell’occupazione». In gioco, insieme ai 61 posti di lavoro c’è anche il futuro del tessuto socio economico provinciale, territorio che presenta già il più basso tasso di industrializzazione della Lombardia.

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