Patente a punti per le imprese edili,
il no di Ance Lecco - Sondrio

Secondo Luca Fabi, presidente dell’associazione dei costruttori delle due province, per incrementare la sicurezza dei cantieri non servono nuove regole: «Occorre vigilare perché siano applicate quelle che già abbiamo e valorizzare le strutture specializzate che già esistono»

«La proposta del governo di introdurre una sorta di patente a punti per le imprese, con l’obiettivo di prevenire tragedie come quella di Firenze, non è la soluzione più corretta ed efficace per garantire la sicurezza nei cantieri». Ne è sicuro il presidente di Ance Lecco-Sondrio, Luca Fabi, dopo il via libera dell’esecutivo alla patente a punti per imprese e autonomi nei cantieri. «Comprendiamo ed apprezziamo l’impegno del governo per mettere al centro il tema della sicurezza nei cantieri - prosegue Fabi - Un impegno che, da parte delle associazioni imprenditoriali e delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, è da tempo tra le priorità del nostro settore. Proprio per questo obiettivo, da anni ormai il sistema paritetico delle costruzioni è in prima linea per sostenere imprese e lavoratori nella formazione, che resta a nostro avviso il primo e fondamentale pilastro per garantire la sicurezza. Incentivare e sostenere questo sistema, di cui le nostre scuole sono il cardine è la via maestra. Il cantiere è una realtà molto complessa: conoscerla a fondo, conoscerne i rischi e le dinamiche e sapere come muoversi e comportarsi è la base per lavorare in modo sicuro».

In vigore dal 1° ottobre 2024, questa patente avrà 30 punti complessivi, e potrà subire delle decurtazioni in caso di violazione della normativa in vigore. «Certo, sarebbe auspicabile che venisse attuato un contratto di cantiere per tutti, anche per i lavoratori di quelle imprese che svolgono attività complementari rispetto all’edilizia - afferma ancora il presidente di Ance Lecco-Sondrio - Ci rendiamo però conto che sia un percorso complicato. E se è fondamentale che le imprese edili applichino per i propri dipendenti il Ccnl dell’edilizia, è altrettanto fondamentale che tutti i lavoratori che operano in cantiere, pur applicando contratti diversi, debbano comunque passare attraverso una formazione obbligatoria presso gli enti bilaterali del nostro settore».

Secondo il presidente dell’associazione dei costruttori di Lecco e Sondrio, insomma, non servirebbero nuove regole o nuovi meccanismi. «Occorre vigilare perché siano applicate quelle che già abbiamo e valorizzare le strutture specializzate che già esistono», osserva. Tra gli interventi auspicati, ad esempio, un potenziamento del personale degli ispettorati del lavoro. «Agli organismi di controllo – prosegue Fabi - chiediamo di non limitarsi alle ispezioni punitive, ma di attivare una consulenza preventiva all’apertura di un cantiere, affiancando l’impresa nel suo impegno per la sicurezza, così come già facciamo con i Cpt, ente bilaterale che già svolge una funzione consulenziale per le imprese iscritte alla cassa edile».

Non solo Ance, anche Cna Lombardia nei giorni scorsi si era espressa contro la patente a crediti, non nascondendo il proprio scetticismo sull’introduzione prevista dal governo del nuovo strumento per il settore delle costruzioni, che non garantirebbe però il miglioramento del tema sicurezza sul lavoro nel Paese. «Si tratta del classico caso in cui si perseguono gli scopi giusti con lo strumento sbagliato – commenta Giovanni Bozzini, presidente regionale della confederazione dell’artigianato - Non solo, osserviamo anche che escludere dalla patente le imprese dotate di SOA (Società Organismo di Attestazione) costituisce una discriminazione di mercato». In Lombardia, infatti, nel 2023 sono state oltre 130mila le imprese attive nel settore delle costruzioni, la maggior parte delle quali è di stampo artigiano: «La patente a crediti non può essere la soluzione per rendere ancora più sicuri i lavoratori delle nostre aziende».

© RIPRODUZIONE RISERVATA