Partite Iva a Lecco e Sondrio in calo del 15% negli ultimi dieci anni

L’analisi della Cgia di Mestre: il crollo è dovuto soprattutto alle conseguenze della pandemia. Tuttavia negli ultimi ventiquattro mesi c’è stata una lieve crescita del lavoro autonomo a livello nazionale

Anche se resta inferiore rispetto al dato di dieci anni fa, il numero dei lavoratori autonomi in Italia è tornato a crescere negli ultimi ventiquattro mesi, come effetto della ripresa dell’economia dopo gli anni difficilissimi della pandemia che hanno messo a dura prova, da un punto di vista economico, soprattutto coloro che non erano dipendenti. ll “popolo” delle partite Iva, delle micro imprese e i loro dipendenti rappresentano in Italia un blocco sociale di oltre 6 milioni di persone che, prima del Covid, produceva quasi 200 miliardi di Pil e, negli ultimi quarant’anni, è diventato centrale in molte regioni del paese, una componente strutturale del nostro sistema economico, soprattutto in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Dopo il 2020, anno in cui è scoppiata la pandemia, il numero delle partite Iva è tornato quindi ad aumentare ed oggi, a livello nazionale, la platea è stabilmente sopra i 5 milioni di effettivi. Al 31 dicembre scorso, infatti, contavamo 5.045.000 lavoratori indipendenti ma, anche se il numero è in leggero aumento rispetto a quattro anni fa, rimane ben lontano dai 6,2 milioni che registravamo agli inizi del 2004. I numeri emergono da un’analisi realizzata dalla Cgia di Mestre.

Anche nei territori di Lecco e Sondrio, nonostante la lieve ripresa dell’ultimo periodo, il calo complessivo di partite Iva dal 2004 ad oggi è stato netto. Nel Lecchese, infatti, si è passati dai 22.710 del 2014 agli attuali 19.564 (-13,9%), mentre in provincia di Sondrio da 15.800 si è raggiunta quota 13.426 (-15%).

Peraltro se la platea dei lavoratori indipendenti negli ultimi anni è tornata a crescere, le attività che costituiscono il cosiddetto lavoro autonomo “classico” (che rappresentano quasi il 75% del totale dei lavoratori indipendenti presenti nel paese) sono in costante diminuzione. Ci riferiamo alle categorie degli artigiani, dei piccoli commercianti e degli agricoltori. Se il confronto lo facciamo tra il 2014 e il 2022, il numero complessivo di queste tre categorie è sceso di 495mila unità. Gli agricoltori sono diminuiti di 33.500 unità (-7,5%), i commercianti di 203.000 (-9,7%) e gli artigiani addirittura di quasi 258.500 (-15,2%).

Secondo Renato Mason, segretario dell’associazione degli artigiani di Mestre, «il crollo del numero degli artigiani e dei piccoli commercianti è ormai visibile a occhio nudo. Nelle città e nei paesi di periferia - prosegue - è sempre più in aumento il numero delle botteghe e dei negozi chiusi definitivamente:va evitato tutto questo, perché questa desertificazione abbassa notevolmente la qualità della vita di tutti noi».

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