Le filiali bancarie. In quattro anni chiuse un quarto

Fabi I numeri presentati al congresso del sindacato. Nel 2017 gli sportelli nel Lecchese erano 238 mentre nel 2021 si erano ridotti a 176, meno 26%

Cambio al vertice della Fabi di Lecco, con il coordinatore uscente Luca Dell’Oro che dopo oltre trent’anni di mandato passa il testimone a Giancarlo Zacchi, che è anche segretario dell’organo di coordinamento di Banco Bpm e che in precedenza è stato coordinatore di Fabi Bpm e componente del direttivo provinciale Sab di Milano.

L’ottavo congresso provinciale elettivo si è svolto a Lecco con la presenza del segretario nazionale Fabio Scola. Al centro dei lavori della tavola rotonda ci sono stati il rinnovo del contratto nazionale la digitalizzazione e la desertificazione bancaria.

Nessuna dichiarazione, invece, né dalla rappresentanza provinciale né da quella nazionale, sulla crisi di Deutsche Bank crollata in Borsa negli ultimi due giorni: «Non possiamo rilasciare dichiarazioni su tale argomento», ci risponde Dell’Oro. Stesso no comment anche dal livello nazionale.

Nella sua relazione Dell’Oro ha ricordato la forza di una struttura, quella della Fabi lecchese, passata dai circa 1500 del 2017 a circa mille nel 2021. La quota di lavoratori attivi iscritti si è progressivamente ridotta a beneficio della quota di esodati e pensionati.

Il congresso sindacale avviene in quello che è un momento straordinario per il settore bancario e per i suoi lavoratori: «Dopo tre anni di crisi pandemica, che ha cambiato le nostre abitudini quotidiane e lavorative e a causa delle tensioni geopolitiche in corso, che hanno portato a tassi di inflazione mai sperimentati nell’ultimo ventennio, il settore del credito sta attraversando un periodo di profondi cambiamenti. Le banche hanno risposto a queste emergenze con piani volti sempre più al contenimento dei costi e alla desertificazione degli sportelli; hanno cercato di rispondere alla contrazione dei profitti con piani di esodo massicci, limitando al minimo indispensabile l’ingresso di giovani nel settore. Basti pensare alla sola provincia di Lecco nella quale i lavoratori del settore del credito sono passati dai circa 1500 del 2017 a circa 1000 nel 2021. La quota di lavoratori attivi iscritti si è progressivamente ridotta a beneficio della quota di esodati e pensionati». E ha spiegato il cambiamento ricordando «il progressivo abbandono del servizio al territorio da parte del sistema bancario. Dal 2017 al 2021 nella provincia di Lecco si è passati da 238 a 176 sportelli con un calo del 26,05%, superiore quindi al dato nazionale, ma grazie a una squadra sempre impegnata abbiamo aumentato iscritti e servizi fiscali».

E in tema di rinnovo contrattuale ha aggiunto che «i nostri compiti del prossimo futuro passeranno attraverso un confronto che potrà anche rivelarsi acceso, per la conquista di patti di lavoro aggiornati alle necessità dei tempi: il rinnovo del Ccnl, dapprima dell’Abi e poi a seguire degli altri dei settori che rappresentiamo».

«Eccoci tornati – ha affermato nel suo intervento Scola - alla stagione dei congressi provinciali, dopo un quinquennio davvero epocale, difficile e complicato. Davvero pure triste. Pandemia, conflitto bellico russo-ucraino, le dure ricadute sociali ed economiche, hanno davvero stravolto il nostro modo vivere, confrontarci e comunicare». Nelle parole di Scola è stato dato ampio spazio alle dinamiche degli istituti bancari con il mai interrotto risiko di fusioni.

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