«L’auto elettrica? Sono a rischio migliaia di posti»

Rivoluzione Possibili conseguenze degli obblighi Ue, Walter Fontana: «Gravi ripercussioni per tante realtà»

La decisione del Parlamento europeo di mettere al bando, a partire dal 2035, le vetture con motore a scoppio ha suscitato proteste e perplessità in Italia, dove si auspicava – e ancora ci si augura – che il provvedimento potesse essere o meno tranchant o quanto meno più dilazionato nel tempo.

Invece, nel giro di 12 anni le Case automobilistiche dovranno adeguarsi ai dettami della Ue, con tutte le conseguenze del caso anche per il relativo indotto, che investe in modo importante anche il tessuto produttivo lecchese. Destinati a scomparire, dunque, i veicoli a benzina e diesel, come pure quelli ibridi: quelli venduti e circolanti alla data di entrata in vigore del provvedimento resteranno regolarmente operativi fino a fine vita. Ma nessun mezzo nuovo potrà essere venduto se non dotato di motorizzazione elettrica.

Per quanto riguarda invece gli autobus, le prescrizioni sono ancora più rigide: entro il 2030 dovranno essere ad emissione zero, mentre autocarri, pullman a lunga percorrenza e rimorchi avranno tempo fino al 2030 per tagliare del 90% le loro emissioni di Co2.

L’intervento ha suscitato prese di posizione decise e preoccupate nel mondo dell’industria, considerate le ricadute che questo provvedimento avrà anche in termini occupazionali, come ha rilevato lo stesso presidente di Acea, l’associazione delle imprese europee produttrici di auto, Luca De Meo.

Nel Lecchese sono numerose le aziende che operano in campo automotive e che temono che la scure dell’Ue abbia conseguenze negative anche su di loro.

«È una scelta che crea non pochi problemi all’industria automobilistica – commenta Walter Fontana, Ceo di Fontana Group, azienda con sede centrale a Calolzio che produce stampi per le carrozzerie delle principali case automobilistiche del pianeta e che, in questo senso, non dovrebbe subire contraccolpi particolari -. Le imprese del settore dovranno affrontare cambiamenti davvero importanti. Noi più che attenerci alle regole che verranno stabilite non possiamo fare, ma i nostri clienti in Germania sostengono che è più inquinante il processo di trazione elettrica nel suo complesso che il motore diesel tanto osteggiato e inviso in questo periodo. Noi comunque, come gruppo, non dovremmo avere ripercussioni negative, perché le carrozzeria vanno a “vestire” le auto a prescindere dalla loro motorizzazione».

Il tema è comunque rilevante anche per Walter Fontana, proprio perché andrà a sconvolgere un intero settore, che anche in Italia dà lavoro a decine di migliaia di persone. «A causa di questo provvedimento tanti posti di lavoro verranno meno ed è un elemento di cui è necessario tenere conto. Le ripercussioni sul tessuto sociale rischiano di essere davvero consistenti, per cui sarà necessario mettere in campo tutte le azioni del caso. Inoltre - prosegue Fontana - sarà difficile, in un lasso di tempo così ristretto, riorganizzare su larga scala tutti i servizi relativi a un prodotto come quello che si vuole sviluppare».

Il tema è infatti ampio. Basti pensare ai punti di ricarica, che in Italia si stanno sì diffondendo, ma sono tutt’altro che ramificati e numericamente sufficienti rispetto alla prospettiva di un passaggio in massa all’elettrico; e dodici anni sono pochi per progettare e realizzare una rete capillare, soprattutto nel nostro Paese.

«Non penso che si sarà in grado di creare un servizio completo per gli utenti, anche se andiamo sempre più verso città con pochi mezzi privati in circolazione. Vedremo se e come questo provvedimento potrà essere modificato prima dell’entrata in vigore».

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