La mobilità elettrica. «Chi non sta al passo
resterà escluso»

Sostenibilità Fontana: «La transizione è cominciata: il difficile sarà riuscire a tenere in equilibrio l’aspetto economico con quello sociale e del lavoro»

Come in ogni grande svolta industriale «anche con il passaggio totale all’auto elettrica vedremo mestieri che finiscono e altri che nasceranno. Ci sarà un prezzo da pagare, e in parte lo stiamo già pagando perché la transizione è iniziata e chi non sta al passo resta escluso. Il mondo va avanti, la vera scommessa sarà capire come chi governa il Paese saprà tenere in equilibrio l’aspetto economico con quello sociale e del lavoro». Walter Fontana, presidente dell’omonimo Gruppo industriale dell’automotive con quartier generale a Calolziocorte e due fabbriche in Turchia e Romania, guarda alla recente approvazione del Parlamento europeo della messa al bando delle auto endotermiche a partire dal 2035, quando in Ue potranno circolare solo auto elettriche.

Fontana produce carrozzerie per supercar e per il segmento premium e ricorda che «per quanto riguarda la produzione di Fontana Group il modo in cui un’auto viene mossa conta relativamente. Ma detto ciò, ci muoviamo in un contesto di mercato sicuramente in cambiamento. Mi chiedo come potremmo avere abbastanza energia elettrica per muovere le auto, ma è anche vero che i primi telefoni cellulari avevano batterie pesantissime, del tutto diverse rispetto a quelle odierne, piccolissime e molto più potenti».

Fontana accoglie il cambiamento e si dice certo che di un forte sviluppo nella capacità delle batterie per la circolazione: «Si ridurranno i pesi, quindi i costi e i problemi, visto che sulle dimensioni attuali delle batterie per auto va valutato l’impatto sul riciclo e sulla rottamazione. Sull’auto elettrica c’è tutto un mondo da riorganizzare».

E c’è da riorganizzare soprattutto quello che Fontana definisce «il lato umano delle attività».

Il tema è quello di una tendenza in atto verso la scarsità di nuove professionalità.

«Per introdurre in modo esclusivo l’auto elettrica bisogna lavorare sulla sostenibilità del tutto - afferma - tenendo ben presente che per far girare l’economia è necessario che chi lavora abbia più possibilità di spesa, visto che il profitto si fa sul consumo. Si vuol far passare l’idea che siano le aziende a stoppare la crescita del potere di acquisto dei lavoratori e non si interviene sul cuneo fiscale che, si sa, migliorerebbe le buste paga senza appesantire le imprese. La responsabilità di fondo sta in una classe politica sostanzialmente degenerata che negli ultimi 30 anni ha portato il Paese nella situazione in cui oggi ci troviamo». Che il motore sia elettrico o endotermico dunque non cambia molto per chi fa carrozzerie, diverso è invece per un indotto locale che produce per le parti meccaniche dell’auto e che ha due sole possibilità: cambiare produzione o chiudere, con conseguenze pesanti sull’occupazione.

E anche in questo caso la chiave per restare sul mercato passa da lungimiranza e investimenti per l’innovazione: «A Calolziocorte decenni fa costruivamo stampi, attività che abbiamo spostato all’estero per questione di costi per far posto all’innovazione delle carrozzerie, facendo crescere i fatturati e moltiplicando l’occupazione in Italia. Un’azienda lo può fare: si riqualificano le persone e si fa quello che vuole il mercato. Già 20 anni fa a Shanghai non circolava nemmeno un motorino a scoppio. Altri modelli sociali ed economici si sono attivati acquistando aree per estrazione di materie prime per le batterie, con una stragrande capacità produttiva oggi in mano ai cinesi. Noi siamo a dir poco indietro».

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