La “città del ferro” protagonista a Lariofiere

La mostra all’interno di Fornitore Offresi è dedicata alla cultura del lavoro e alla tradizione metallurgica lecchese

Il fiume Gerenzone, le ruote idrauliche, la trafilatura a mano, la famiglia Badoni e i Falck. La storia della città di Lecco è legata a doppio filo con il ferro. Il progetto storico-iconografico “La città del Ferro”, dedicato alla cultura del lavoro e alla tradizione metallurgica lecchese, è stato presentato venerdì mattina all’interno di Fornitore Offresi.

“Persone, luoghi e aziende non sono concetti tra loro scindibili sono legati in un unico disegno di straordinaria forza e valore che deve essere comunicato con intelligenza e passione per poter apparire ed esistere agli occhi di tutti – ha spiegato Pierluigi Donadoni ideatore e curatore del progetto La città del Ferro - Un progetto che speriamo da oggi possa incrementarsi, raccogliendo gli stimoli delle persone e delle aziende che ne verranno a conoscenza”.

Tre i binari sui quale si muove l’iniziativa: un volume di pregio tradotto in inglese, un portale che possa essere continuamente implementato con il materiale raccolto e una mostra fotografica “Il lavoro dell’uomo” che, oltre all’allestimento classico potrebbe averne uno virtuale per coinvolgere le fasce più giovani della popolazione.

Donadoni ha poi parlato di Lecco come la Manchester d’Italia: “Manchester è una città dove nella seconda metà Settecento parte l’era industriale legata al distretto del tessile, a Lecco qualche secolo prima, si parlava già di trafilatura. A Manchester nasce la prima macchina a vapore che apre la seconda rivoluzione industriale, a Lecco nasce la capacità di lavorare il fil di ferro. Manchester ha saputo valorizzare e conservare la sua memoria storica industriale creando il Mosi, il Museo della Scienza e dell’Industria. Un luogo aperto al pubblico, vivo e visitato, dove si tengono iniziative e mostre permanenti e temporanee”.

Barbara Cattaneo consulente scientifica delle Gallerie d’arte del Sistema Museale Urbano Lecchese - Archeologa industriale ha ripercorso una parte della storia del distretto della meccanica: “Nel 13esimo secolo negli statuti di Lecco si parla della fumesella, la fiumicella. La città è attraversata da due torrenti Caldone e Bione, e da un fiume, il Gerenzone con un costante flusso di acqua, fattore molto importante perché faceva muovere le ruote idrauliche che azionavo le macchine. Nel 1600 l’industria del ferro era fiorente, qui si producevano i pezzi per le armi e le corazze dell’esercito spagnolo. A metà Ottocento la zona viene citata nelle guide come “da andare a vedere” “. La storia prosegue toccando la trafilatura meccanica firmata da Giuseppe Badoni, passando dai Falck, fino ad arrivare ai giorni nostri. Alcune testimonianze sono ancora visibili lungo la valle del Gerenzone dove si trovano le chiuse che servivano alle piccole attività artigianali e ciò che rimane delle ruote idrauliche.

“Un progetto importante e ambizioso – ha sottolineato Mauro Piazza sottosegretario con delega Autonomia e Rapporti con il Consiglio Regionale - Uno sguardo verso il passato che ci permette di capire la città di oggi e che consente anche ai ragazzi di cogliere l’importanza del luogo in cui viviamo”.

La presentazione del progetto si è chiusa con l’intervento di Momo Frigerio, socio delle Trafilerie di San Giovanni a Lecco. Una trafileria storica nata nel 1947 sulle sponde del torrente Gerenzone nel rione di San Giovanni, grazie all’energia creata dall’acqua e trasmessa con una ruota: “E’ partita da cinque soci con dieci mila lire a testa, la trafila cambiava velocità in base alla potenza dell’acqua. Nel 1951 è stata aperta una piccola officina e abbiamo potuto sviluppare strumenti e prodotti, nel 1961 è stata la volta di uno stabilimento a Maggianico, dove siamo riusciti a realizzare qualcosa di più concreto con macchine più moderne. Da cinque persone, siamo arrivati a sessanta”. L’azienda è continuata a crescere, sempre guidata dalle stesse famiglie, fino ai giorni nostri, tanto da raggiungere le attuali dimensioni riassumibili in un’area produttiva di 25mila mq e una produzione annua di 60mila tonnellate di trafilati d’acciaio a basso tenore di carbonio. Le Trafilerie di San Giovanni, producono la gamma di fili più estesa d’Italia forse anche d’Europa.

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