Industria in ansia. Ancora un calo per la produzione

L’analisi Ad aprile il quarto calo consecutivo con un pesante -7,2% rispetto a un anno fa: «Non si vedono segnali di un recupero in autunno»

La discesa dell’inflazione va a rilento, calano i consumi, aumentano i tassi bancari e la produzione industriale ne risente, come certificano i nuovi dati Istat.

C’è preoccupazione nell’industria per un mese di aprile che ha visto il quarto calo consecutivo della produzione industriale, con una flessione dell’1,9% su marzo e un pesante -7,2% su aprile del 2022 estesa a quasi tutti i settori, visto che a crescere sono solo la produzione di mezzi di trasporto (+5,7%), cole e prodotti petroliferi raffinati (+2,1%) e farmaceutica (+0,6%).

«Ce lo aspettavamo, da inizio anno abbiamo segnali negativi – afferma il presidente di Api Lecco Sondrio, Enrico Vavassori -. Usciamo da un periodo drogato da più fattori: abbiamo visto importazioni dalla Cina penalizzate da costi dei container tali da non rendere più convenienti i trasporti; il Superbonus 110 ha mosso una mole di lavori edili che le persone non avrebbero fatto di tasca propria. Ora, con la ripresa delle importazioni (purtroppo) dalla Cina e lo stop al 110% molti comparti si fermano. I rincari subiti dalle imprese nei mesi scorsi ora stanno arrivano ai consumatori finali in difficoltà di spesa e che quindi devono rinunciare a una serie di acquisti».

Per Vavassori i prossimi mesi del 2023 e anche i primi del 2024 saranno di “estrema calma di lavoro” in molti settori che coinvolgono la meccanica, dai beni di consumo all’automotive all’edilizia. Non c’è domanda, aggiunge Vavassori, e gli imprenditori sono preoccupati. La discesa delle quotazioni di parecchie materie prime non aiuta, visto che i clienti si aspettano ulteriori cali e quindi rallenta gli ordini. E non va meglio per gli investimenti, visto che «vengono portati a termine quelli avviati in precedenza ma su quelli nuovi ci si ferma».

Impressioni simili in Confindustria. Luigi Mario Ceruti Puricelli, imprenditore del settore della plastica e presidente della categoria “plastica, chimica, farmaceutica” di Confindustria Lecco Sondrio sottolinea le sue «perplessità su un sistema industriale europeo che non sta reggendo la programmazione del rapido cambiamento in atto» e conferma che «sul nostro settore le imprese hanno sicuramente una contrazione che va ben oltre i numeri generali, che guardano i mesi precedenti. Mi preoccupa non vedere i presupporti per un miglioramento dopo l’estate».

Circa la sua attività aziendale Puricelli ci dice che nel comparto arredo, con l’edilizia uno dei due principali settori serviti da Puricelli srl, già da metà ottobre 2022 registra un rallentamento importante nelle vendite in Europa.

«L’anno scorso – spiega Puricelli - siamo cresciuti tanto in valore come prezzi, intorno al 35-45% a seconda dei prodotti. Nel nostro comparto da due mesi la materia prima sta rallentando tantissimo i prezzi, i miei fornitori nei primi mesi dell’anno hanno frenato le produzioni per tenere alti i prezzi. Noi valutiamo un calo di produzione in volumi intorno al 30%. Da inizio anno i prezzi sono scesi del 12% circa, ma stanno scendendo ancora. Le banche non tengono conto di tutto ciò, continuano ad aumentare i tassi e ciò crea sfiducia». E sottolinea che le mappe dell’industria e delle materie prime si sono ridisegnate a favore di due aree geopolitiche contrapposte, dove una delle due, quella asiatica, rispetto a quella occidentale ha costi del 20-30% inferiori, e non da ora: «E’ difficile credere che l’Europa sarà capace di fare un piano efficace. Se arriviamo a settembre con ancora gli ordini a picco e senza un intervento politico mirato sui beni durevoli non avremo una buona stagione in arrivo».

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