Il rialzo dei tassi e i rincari dell’energia. Confindustria vede un orizzonte di nubi

Le previsioni Il Centro studi sottolinea il momento di pesante incertezza della congiuntura. Il maggior costo del denaro può frenare i consumi e scoraggiare gli investimenti produttivi

Uno “scenario difficile”: è l’estrema sintesi con cui il Centro studi di Confindustria definisce una congiuntura economica segnata da situazioni contraddittorie.

Fra queste anche il calo dei contagi che in sé «potrebbe sostenere turismo e servizi, ma l’inflazione frena i consumi delle famiglie».

E anche le previsioni hanno i loro limiti visto che nell’imponderabile c’è, in questi giorni, anche una sostenuta ripresa dei contagi.

Quindi, il Pil in questo secondo trimestre dell’anno «è molto incerto, sintesi di dinamiche contrastanti: nel complesso, appare molto debole». A mettere un carico sull’incertezza economica è anche la guerra in Ucraina, che porta con sé anche un peggioramento dei rincari delle commodity e la scarsità dei materiali, problemi iniziati ben prima della guerra e che oggi affliggono le imprese.

Un quadro in cui si aggiunge la sostanziale conferma, ieri per voce della presidente della Bce Christine Lagarde, di un primo ritocco sui tassi d’interesse dello 0,25 a luglio e un secondo aumento a settembre a seconda di come andrà l’inflazione. Ciò seppure a fronte della rassicurazione sull’arrivo di uno scudo anti-spread.

Un punto, quello dell’aumento dei tassi, al centro delle preoccupazioni del nuovo report del Csc, insieme ai rincari dell’energia e alla difficoltà delle forniture. Nell’indagine congiunturale rapida di giugno il Centro Studi dedica un focus al tema dei tassi indicando che «i tassi pagati dalle imprese, da anni ai minimi (1,85% in aprile per le pmi sulle nuove operazioni, 0,87% per le grandi), rischiano di subire un aumento». Per Confindustria l’aumento dei tassi «frenerà le aspettative di inflazione e limiterà il trasferimento dei rincari agli altri beni, ma non riuscirà a ridurre i prezzi di energia e alimentari e avrà un effetto recessivo».

In particolare «se salisse il costo del credito, si aggraverebbe la situazione finanziaria delle aziende, già complicata dalla pandemia nel 2020 (cui si sommano ora le bollette energetiche) che ha condotto ad accumulare maggior debito», spiega il Csc.

«Tutto il quadro – afferma il presidente di Confindustria Lecco Sondrio, Plinio Agostoni – si fa più inquietante a fronte di una guerra che, seppure non del tutto responsabile dei problemi attuali dell’economia, ha un impatto e crea incertezza sul futuro. Cosa, quest’ultima, che crea il peggior effetto sulle decisioni per gli investimenti».

Agostoni sottolinea che «lo scudo per contenere lo spread va bene, ma la vedo come un’operazione che difficilmente porterà un punto di equilibrio soddisfacente», mentre l’aumento dei tassi in un’inflazione che corre ma che non è generata da un aumento di domanda bensì dai rincari di energia importata «può avere un effetto recessivo e soprattutto renderà più difficile l’accesso al credito per le pmi, con difficoltà nel finanziare lo sviluppo. Tuttavia – conclude Agostoni – Confindustria è estremamente attenta al rapporto fra banche e imprese, con un ruolo di mediazione nel rendere meno rigide le posizioni delle banche verso le imprese».

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