«Grande evento»
Si svela il progetto
del Supersalone

Nell’inedito format di settembre sei giorni aperti al pubblico, pezzi di design esposti in vendita. Tanto digitale, limitato l’arrivo di buyer extraeuropei

Pare non si potesse aspettare oltre. Due anni senza Salone del mobile di Milano sono tanti, troppi. In attesa della confermata sessantesima edizione in aprile 2022 del Salone nel suo formato “classico”, in settembre, dal 5 al 10, nasce a Fiera Milano Rho il Supersalone, nome inedito e ambizioso in risposta a chi aveva accennato a un micro salone di transizione.

Curatore l’architetto Stefano Boeri che, ieri mattina alla Triennale di Milano, ha illustrato quella che sarà una mostra dei prodotti di design dell’industria del mobile italiana e non solo.

L’esempio della Biennale

Ha lanciato il cuore oltre l’ostacolo portando ad esempio l’esperienza della Biennale di architettura di Venezia, ora in corso «ho visto le persone in fila per entrare e tanti giovani», pensando a Milano e la sua rinascita «il Supersalone sarà uno dei primi grandi eventi nel mondo».

Sei giorni di apertura al pubblico, con incontri riservati tra aziende e buyer ma soprattutto rivolto ai clienti finali tanto che, oltre a vedere, toccare e fare esperienza degli oggetti, sarà possibile acquistarli direttamente, ma solo online.

È in fase di definizione anche la dimensione virtuale del Salone: la nuova piattaforma web sarà inaugurata il 30 giugno, ospiterà prodotti delle aziende, collezioni, campionari e pubblicherà le novità tutto l’anno.

Il Supersalone sarà solo a Rho Fiera, ma in concomitanza e in stretta correlazione è prevista una rassegna culturale in Triennale a Milano, oltre al ruolo da comprimari che conservano i luoghi della Milano del design.

Molto resta solo abbozzato nel disegno di un evento inventato in corsa e in modo sperimentale per realizzare un unicum.

La proposta immaginata negli spazi di Rho Fiera è infatti versatile, flessibile, in grado di accogliere le esigenze delle imprese che esporranno senza chiamarle a un impegno eccessivo. Il coinvolgimento delle aziende del mobile avverrà in un incontro riservato a loro il 3 giugno: saranno illustrati tutti gli elementi tecnici utili, le dimensioni e i costi a carico degli espositori.

Lavoro corale

È quindi un (bellissimo) compromesso senza averne l’aria il Supersalone che ha visto il lavoro corale di un giovane team di co-progettisti: Andrea Caputo, Maria Cristina Didero, Anniina Koivu, Lukas Wegwerth e Marco Ferrari ed Elisa Pasqual di Studio Folder con Giorgio Donà. Immaginazione e creatività hanno cercato un punto di equilibrio tra le esigenze di una parte del settore del mobile che non vuole o non può attendere oltre, le aspettative di una Milano a vocazione internazionale e la preoccupazione delle imprese circa un ritorno certo per gli investimenti. Quelli richiesti abitualmente dal Salone sono ingenti, si preparano intere architetture, prototipi e novità che devono intercettare i buyer e a settembre le presenze da Usa e Far East saranno poche. Sarà tutto in streaming, hanno assicurato i curatori, ma appunto l’esperienza fisica dell’evento per i grandi interlocutori delle imprese italiane sarà rimandata, si auspica, ad aprile 2022.

Il pubblico, italiano, forse europeo, che popolerà il Supersalone potrà muoversi lungo le grandi pareti allestite con gli oggetti di design negli spazi dei diversi padiglioni. Una galleria di proposte che si susseguono in verticale interrotte da passaggi, zone verdi o spazi per gli operatori delle imprese. Un progetto modulare, totalmente riutilizzabile, così che ogni brand possa interpretare la superficie verticale per adattarla al proprio elemento in esposizione.

Il pubblico potrà acquistare alcuni dei pezzi esposti: un QR Code accanto all’oggetto aprirà la pagina web dedicata con dettagli, informazioni, storia, prezzo e opzione di acquisto.

Proprio l’apertura e l’orientamento al pubblico è la novità più profonda che segna la diversa identità del Supersalone rispetto al Salone del Mobile. Non è solo un cambio di passo culturale, ma un anticipo di come sia in crescita per i grandi brand del design l’interesse a farsi riconoscere da i clienti finali e a costruire un nuovo dialogo diretto anche con loro.

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