«Acciaio, mercato senza grandi scosse. Pesa il caro energia»

L’analisi Giuseppe Pasini, presidente del gruppo Feralpi: «La Germania è in un momento di incertezza maggiore, noi sopportiamo i maggiori oneri per elettricità e gas»

Il mercato dell’acciaio italiano «ha tenuto e vediamo una certa stabilità, nonostante il rallentamento registrato lo scorso anno. La Germania è in un momento di difficoltà e di incertezza maggiori, ma non va dimenticato che è l’Italia il Paese che paga per l’energia elettrica il costo più alto d’Europa».

L’analisi è del presidente del gruppo Feralpi (di cui fa parte anche il laminatoio lecchese del Caleotto), Giuseppe Pasini, nell’incontro di Siderweb su andamento e prospettive del mercato dell’acciaio.

Proprio per quel che riguarda l’energia - ha continuato Pasini - «non siamo ancora usciti dall’emergenza. Ovviamente la situazione è migliorata rispetto alle “montagne russe” del 2022, ma non è ancora chiaro ciò che ci porterà il 2023. Certo, il prezzo del gas è stato fissato a 180 euro al Mwh, ma è un risultato insufficiente e che è arrivato in ritardo: l’Europa è stata completamente assente nel campo della politica energetica dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. La transizione energetica è un tema che va affrontato con pragmatismo, non in modo ideologico come purtroppo viene spesso fatto oggi in Europa».

Quanto al 2023 «sono moderatamente ottimista. Il primo semestre sarà abbastanza stabile; nella seconda parte dell’anno, se vi saranno un rallentamento dell’inflazione e un calo del costo energetico, potremo vedere una crescita della domanda, anche in ragione dell’avvio auspicato dei cantieri previsti nel Pnrr, visto che l’Italia deve recuperare il gap infrastrutturale».

Secondo l’analisi di Siderweb, i prodotti lunghi hanno avuto risultati migliori rispetto alla media dell’acciaio nazionale nella produzione e nel commercio estero nell’ultimo decennio (2010-19).

Tuttavia, stanno mostrando una sofferenza sul mercato interno, con il consumo apparente (produzione più l’import, meno l’export) che è calato in modo più sensibile. Quanto ai prezzi, i prodotti lunghi appaiono in difficoltà rispetto ai piani, con quotazioni in erosione da molto tempo.

Sono le conclusioni cui è arrivata l’analisi del responsabile dell’Ufficio studi Siderweb, Stefano Ferrari.

In dettaglio, ha spiegato Ferrari, «sono buone le performance della vergella e i laminati mercantili sono stabili; il tondo per cemento armato soffre sulla piazza nazionale, ma l’export riesce a bilanciare la domanda interna in modo positivo; travi e rotaie hanno ancora bisogno di recuperare dai bassi livelli degli ultimi anni».

La produzione nazionale di tondo per cemento armato segue una parabola negativa che dura almeno dal 2011. Nel 2021, grazie al recupero dell’output siderurgico nazionale, si è registrato un ritorno vicino ai tre milioni di tonnellate, sui livelli del 2019 ma lontano da quelli della prima metà degli anni ’10.

La parabola discendente del consumo apparente è culminata nel 2017, con un valore di 1,345 milioni di tonnellate, prima di un recupero che ha portato i valori del 2019 vicino al milione e mezzo di tonnellate e nel 2021 al di sopra di questo valore. «Da verificare, per il futuro – ha aggiunto Ferrari -, l’impatto del Pnrr».

Resta un divario enorme tra la produzione e il consumo apparente, con la prima strutturalmente superiore al secondo, grazie al buon andamento della bilancia commerciale. Nel 2022, si è registrato un calo dell’export di circa il 23%, a poco più di 1 milione di tonnellate.

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