Rosa, Olindo e la strage di Erba: la Rai si schiera con la difesa

Diciassette anni dopo Uno speciale del Tg1 dà voce a tutti i dubbi sollevati dagli innocentisti. In dissenso solo due voci

Ottanta minuti più di dubbi e di misteri che certezze. Anche la Rai, dopo Mediaset con le Iene, sposa la linea dei difensori di Rosa Bazzi e Olindo Romano. E in uno speciale del Tg1, andato in onda alla mezzanotte tra domenica e lunedì, colleziona un servizio che dopo 17 anni cerca di lasciar intendere che sulla strage di Erba la verità non sia mai stata davvero accertata.

Il lungo servizio, dal titolo “Rosa e Olindo, colpevoli imperfetti?”, ruota tutto attorno agli elementi che i difensori dei coniugi autori della strage hanno allegato alla loro richiesta di revisione del processo. Tra flashback dal 2006, contributi di intercettazioni, testimonianze in udienza e interviste a esperti, giornalisti e alcuni discutibili sedicenti protagonisti dell’epoca (come l’ex maresciallo di Porlezza Giovanni Tartaglia, condannato in via definitiva e finito in carcere per due diversi episodi che lo hanno visto finire a processo per circonvenzione d’incapace uno e concussione l’altro), il servizio lascia intendere che i veri colpevoli siano ancora a piede libero e che siano da ricercare in spacciatori tunisini in guerra con Azouz Marzouk, che nella strage ha visto morire la moglie Raffaella Castagna e il figlio Youssef.

Soltanto due le voci in dissenso a una tesi tutta innocentista: il giornalista e scrittore Pino Corrias e il nostro quotidiano, che - com’è noto - ha seguito ogni singola fase dell’indagine prima, del processo (tutti i gradi di giudizio) poi, e che gli atti dell’indagine li ha studiati, letti, valutati e anche riletti quando è iniziata la campagna innocentista.

Per il resto spazio al sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser, che ha chiesto la revisione del processo. E che ha detto di non essere né innocentista né colpevolista, salvo sposare completamente la tesi della difesa. Anche difendendo passaggi del suo atto palesemente errati, come quello in cui sostiene che la macchia di sangue sul battitacco dell’auto di Olindo fosse così grande (2 cm) che era impossibile non si vedesse con il luminol. Peccato che quella misuri, 2 cm, letta in un atto del consulente per l’analisi del Dna della Procura, non si riferisse alla macchia di sangue, ma al pezzo di carta “assorbente” utilizzato per repertare la macchia stessa.

Lo stesso, il servizio si è a lungo soffermato sulla presunta suggestione creata dai carabinieri ai danni di Mario Frigerio, unico testimone della strage. Psicologi e psichiatri consulenti della difesa, che mai hanno visitato o visto Frigerio, hanno spiegato che la sua memoria è stata manomessa con falsi ricorda, dimenticando però che il primo falso ricordo è legato alle domande che quattro giorni dopo la strage il primo pubblico ministero continuava a porgli: «Ma era nero nero? Ma quella casa era frequentata tutta da quella gente là, marocchini tunisini...? Ma che lingua parlava». Messe in dubbio pure le confessioni, anche se nessuno spazio è stato dato a tutti quei particolari delle loro parole che dimostrano come Rosa e Olindo non potessero non essere in quella casa la sera della strage.

Insomma, uno speciale sull’onda lunga del tormentone de le Iene. Non a caso l’autore dei servizi della trasmissione Mediaset è stata una delle voci più ascoltate nel servizio.

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