Infermiera a rischio dopo il vaccino
«Questa è una malattia professionale»

Il legale di Silvia Lunardi si batte per farle riconoscere il danno subito al lavoro Ora è stata cosatretta a cambiare mansione per le reazioni causate dall’iniezione

«Siamo di fronte oggettivamente a un evento avverso, avvenuto subito dopo l’inoculazione del vaccino. L’obbiettivo è in primis quello di aiutare Silvia Lunardi a migliorare la sua situazione, sia fisica che psicologica, duramente provata, e poi di esperire tutte le strade per arrivare a riconoscere per lei la malattia professionale e la valutazione dell’invalidità». Sul caso dell’infermiera dell’ospedale Fatebenefratelli, che ha avuto pesanti conseguenze, dovute secondo i primi riscontri a un’intolleranza a un componente contenuto nel vaccino, parla Giuseppe Gallo , avvocato che sta seguendo l’infermiera in questa sua lunga odissea che ormai dura da un anno.

Infermiera all’ospedale di Erba, e purtroppo, come aveva raccontato, già affetta da artrite reumatoide, esattamente un anno fa aveva dovuto adempiere all’obbligo vaccinale previsto per la sua categoria e si era sottoposta all’inoculazione della prima dose di vaccino con il siero Pfizer. Da qui è iniziata la sua odissea medica e burocratica. Assolutamente pro vax ed essa stessa precedentemente vaccinatrice in ospedale, ha vissuto i primi mesi di pandemia in prima linea, in Pronto soccorso.

Mai avrebbe immaginato che la sua vita potesse essere stravolta. Pochi minuti dopo la vaccinazione, ha avuto, infatti, uno choc anafilattico, faceva fatica a respirare e hanno dovuto chiamare l’anestesista per la rianimazione. La reazione, che ha scombussolato tutto il suo sistema immunitario, è dovuta al peg, polietileglicole, che è contenuto anche nel vaccino così come in tanti farmaci e prodotti che tutti noi usiamo quotidianamente.

Una vita sconvolta perché ovunque può entrare in contatto con questo peg: ha avuto successive reazioni e ricoveri anche in fase di analisi ed esami per capire dove fosse il problema. Vive di fatto reclusa in casa, dove deve utilizzare prodotti, ad esempio sapone o bagnoschiuma, ad hoc, che non contengano peg, deve sanificare e rendere sterili locali e superfici. Senza contare le conseguenze psicologiche: non può portare le figlie, di 9 e 7 anni, a scuola, in chiesa o a spasso, non può uscire col marito.

Una vita completamente stravolta. L’avvocato spiega che si tratta di un caso raro e singolare e sottolinea, come aveva già fatto l’infermiera, che la sua cliente non è assolutamente no vax e che non si intendono muovere accuse o polemiche. L’obbiettivo è cercare di aiutare l’infermiera, che chiede una mano a livello medico e burocratico. «Esiste un dato storico oggettivo e incontrovertibile: prima dell’inoculazione non aveva questo problema, tutto è nato da quel momento – sottolinea l’avvocato – Stiamo raccogliendo incartamenti, approfondimenti, esiti di esami: chiarito che il problema sembra essere stato causato da questo peg, ora lavoriamo per arrivare, tramite Inail, al riconoscimento della malattia professionale e per valutare l’invalidità. Ora, grazie anche alla collaborazione dell’ospedale, potrà rientrare al lavoro, con tutte le precazioni previste per il suo stato e con altre mansioni. La cosa più importante, al di là della burocrazia, è cercare davvero di dare un pizzico di serenità a Silvia Lunardi e alla sua famiglia».

Simone Rotunno

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