Il casinò chiede tempo
Oggi vertice dal prefetto

Campione Nessun piano di risanamento in tribunale I 487 lavoratori lanciano un appello: «Non chiudetelo»

Non c’è dubbio, ora la partita più importante della lunga storia del Casinò di Campione si gioca in Tribunale.

Ieri mattina - ultimo giorno utile per presentare il piano di revisione e ristrutturazione del debito della Casa da Gioco dell’exclave - l’amministratore unico Marco Ambrosini si è recato in Tribunale accompagnato da un legale, presentando una memoria in cui - in buona sostanza - si chiede di congelare ogni decisione sino all’udienza già fissata per il mese di settembre.

Alla base di questa richiesta, c’è l’atto numero 3 del 24 luglio a firma del commissario ad acta Angela Pagano all’interno del quale il Piano di ristrutturazione del debito è stato sonoramente bocciato. La legge peraltro prevede che per presentare il piano o meglio l’accordo di ristrutturazione dei debiti occorra l’adesione - il termine tecnico è omologazione dell’accordo - di almeno il 60% dei creditori, accompagnata da una relazione ad hoc redatta da un professionista. Cosa che non è avvenuta. Di certo, la memoria presentata da Marco Ambrosini rappresenta un unicum. Lo stesso amministratore unico - sempre accompagnato dal legale - ha poi avuto un lungo colloquio con il pubblico ministero Pasquale Adesso per spiegare lo stato dell’arte.

È chiaro che la situazione è in divenire e che la decisione finale del Tribunale potrebbe comunque arrivare a giorni. Ma c’è un altro fronte aperto, che interessa da vicino i dipendenti di Casinò, Comune e Prefettura. Ieri le Rsu del Casinò hanno diffuso un lungo comunicato in cui si appellano al neoprefetto Ignazio Coccia «affinché in tutte le sedi istituzionali si faccia garante della continuità della Casa da Gioco e della comunità che da sempre tra sostentamento a essa». «Mettere a rischio 487 posti di lavoro dopo sei anni di tagli di salario, inficiare il piano di uscite con la legge Fornero per alleggerire ulteriormente il costo del lavoro e creare un equilibrio tra strutture per garantire la continuità di Casinò e Comune lascia tutti basiti».

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