Lo scheletro nella pizzeria
Vecchio, anzi vecchissimo

Da un primo riscontro i resti recuperati sotto l'ex Giglio sarebbero rimasti sepolti per molti anni, forse secoli

LECCO - È lì da tanto tempo, ma proprio tanto. Fors'anche qualche secolo. Improbabile che sia dunque legato in qualche modo agli ex proprietari della pizzeria. Più facile invece che abbia a che fare con il vicino convento dei frati.

Se non si può ancora scrivere la parola fine alla vicenda che, per almeno una giornata, ha tenuto con il fiato sospeso tutti coloro che hanno a che fare con il cantiere dell'ex pizzeria Giglio a Pescarenico, sequestrata al clan Coco Trovato negli anni Novanta e in procinto di diventare un centro anziani, qualche informazione in più invita a un cauto ottimismo.

Di ossa certamente si tratta, anzi, di uno scheletro intero o quasi, in discreto stato di conservazione. Questo è fuor di dubbio. Ma chi, tra gli esperti, ha avuto occasione di vederlo esclude che possa appartenere a una persona morta da pochi anni, anche solo da qualche decennio. A fugare ogni dubbio ci penserà Cristina Cattaneo, direttore del Labanof, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell'Istituto di medicina legale dell'Università degli Studi di Milano.

La macabra scoperta risale a tre giorni fa, quando gli operai al lavoro nel cantiere della pizzeria hanno trovato lo scheletro. Subito è scattata la segnalazione all'autorità giudiziaria, che ha immediatamente sequestrato il cantiere. Una decisione doverosa quanto opportuna, dal momento che - come è noto - l'ex pizzeria Giglio è appartenuta alla famiglia Coco Trovato, il cui nome è legato a una delle pagine più buie della storia lecchese recente e alla prima, grande inchiesta sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta nel Nord Italia, quella Wall Street che ha assicurato alla giustizia il capo clan indiscusso, Franco Coco Trovato.

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