Peste suina, paura contagi dai cinghiali
I cacciatori in Valle: «Pronti a fermarci»

CassinaDopo i casi riscontrati in Piemonte e Liguria, l’Ats sta monitorando il bestiame Combi: «Si è alzata la soglia di allarme, ma al momento non ci è arrivata alcuna segnalazione»

La peste suina fa paura anche ai cacciatori in attività della Valsassina.

Non ci sarebbero ancora casi tra i cinghiali della zona, ma c’è preoccupazione e quindi l’Ats è all’opera con tutti gli esami possibili per monitorare la situazione ed evitare il diffondersi del contagio.

«Per ora non è proibita l’attività di caccia – afferma Roberto Combi, presidente del Comprensorio alpino di caccia delle Prealpi lecchesi, nonché sindaco di Cassina Valsassina –. Non abbiamo particolari direttive, ma al contempo si è alzata la soglia dell’allarme anche se non siamo troppo preoccupati».

Il controllo sugli animali

In questo momento è aperta la caccia da capanno, con i volatili come prede, quella di selezione, con carabina e quella in girata, che hanno come obiettivi i cinghiali. «Ogni volta che seguiamo un animale controlliamo lo stato in cui si trova – prosegue Combi –. Appena abbattuto, inoltre, lo presentiamo al centro di raccolta, denunciamo il corpo agli agenti della polizia provinciale, quindi compiliamo una scheda e poi viene estratto un pezzo del diaframma e del muscolo per gli esami della trichinellosi, ma anche una provetta di sangue per il controllo della peste suina. I test li fa l’Ats e per ora non ci hanno segnalato la presenza di cinghiali malati».

Proprio in questi giorni la Regione ha istituito una task force per prevenire e contrastare la peste suina sul territorio, in seguito al rinvenimento di alcune carcasse di suini malati in Piemonte e Liguria. «Abbiamo deciso - ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi - di sospendere al momento le forme di attività venatoria vagante e collettiva al cinghiale in provincia di Pavia, il territorio più a rischio vista la vicinanza territoriale con i casi registrati in Piemonte e Liguria, per evitare spostamenti rapidi dei cinghiali. La peste suina rappresenta un disastro per l’export di un comparto strategico come quello dei suini. In Lombardia è allevato il 53% dei capi a livello nazionale».

Quanti sono

Tra l’altro in provincia di Lecco ci sono 2.881 cinghiali negli allevamenti. Per quanto riguarda i capi selvatici, invece, Combi annuncia che i cacciatori sono «pronti a sospendere qualsiasi attività venatoria se ci fosse bisogno per motivi sanitari».«Come comprensorio – ricorda – siamo aperti a iniziative di tutela della salute. Negli anni passati abbiamo portato avanti uno studio con l’università di Milano effettuando prelievi di sangue, feci e parte dello stomaco dei camosci. Siamo gli unici che permettono questi studi sul territorio lecchese e siamo assolutamente collaborativi con le istituzioni».

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