Cronaca / Valsassina
Venerdì 14 Aprile 2017
Il coro Nives vince la battaglia legale
Dopo dieci anni risarcito dal ministero
Nel maggio 2007 i coristi rimasero bloccati a Kiev per un problema nei passaporti Un errore della Questura, da qui la causa con sentenza del 2012. Ora il rimborso di 30 mila euro
Giustizia è fatta: il Coro Nives di Premana ha vinto la causa con il ministero dell’Interno e, dopo dieci anni, ha finalmente ricevuto la il rimborso stabilito dalla sentenza del giudice.
Una lunga trafila
Si tratta di poco meno di 30mila euro che sono arrivati sul conto corrente dell’associazione, come una bella sorpresa di Pasqua.
Il coro, presieduto da Stefano Gianola, aveva chiesto il risarcimento danni per il mancato ingresso in Ucraina nel 2007, perché il passaporto collettivo rilasciato dalla Questura di Lecco non venne ritenuto valido all’aeroporto di Kiev.
La causa era stata intentata per il clamoroso errore compiuto dalla Questura, con il patrocinio dell’avvocato Maria Grazia Corti dello studio Corti e Colombo di Lecco, ed il giudice della X Sezione del Tribunale di Milano, aveva emesso la sentenza di primo grado a novembre del 2012,
«L’Avvocatura dello Stato – spiega Gianola – non ha ritenuto d fare appello quindi dopo sei mesi la sentenza è diventata esecutiva. A quel punto ci siamo fatti avanti dicendo: “Allora pagateci”. A gennaio di quest’anno abbiamo scritto all’Avvocatura di Stato di Milano e, contro ogni previsione, è arrivata la risposta che ci ha invitato a metterci in contatto con il ministero degli Esteri. Dopo una decina di giorni ci è arrivata la richiesta dell’indirizzo Pec di posta elettronica. Sono stati veloci. In una quindicina di giorni abbiamo scritto e preso i contati ed è arrivato il mandato di pagamento e quindici giorni dopo c’è stato il bonifico».
Al coro sono stati liquidati 20mila euro di rimborso spese, 5mila per i costi della causa e 4.414,40 euro calcolati come interessi.
Grande soddisfazione
«La soddisfazione mia e del consiglio di allora – commenta Gianola – è quella di avere vista riconosciuta la nostra ragione. Non abbiamo sbagliato noi, come ci aveva risposto allora il questore Vincenzo Ricciardi, dicendo che dovevamo rivolgerci al tour operator. Abbiamo dimostrato di non essere degli sprovveduti. Ci siamo rivolti alla Questura perché avevamo bisogno del passaporto e non potevano ignorare il paese dove eravamo diretti. Abbiamo subito un danno e finalmente ce l’hanno ristorato».
I coristi di allora avevano pagato un biglietto aereo, a proprie spese, di 400 euro circa a testa.
«L’idea è di rendere la somma a tutti. Un po’ di persone non ci sono più, alcuni coristi sono mancati. Con il resto vedremo cosa fare. Siamo in ballo per festeggiare i sessant’anni – sottolinea il presidente – quindi ci inventeremo magari qualche iniziativa umanitaria»
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