Statistiche troppo ottimiste
Malattie cardiovascolari, è allarme

Un nuovo studio condotto in Molise svela che finora le valutazioni di rischio per malattie quali l'infarto e le trombosi sono troppo sbilanciate sui giovani, che presentano, proprio per la loro età, basse probabilità di ammalarsi. In realtà i dati proiettati sull'intero arco vitale sono allarmanti

ROMA - Oltre l'85% della popolazione italiana tra i 35 e i 50 anni risulta essere a bassissimo rischio cardiovascolare per i prossimi 10 anni. Ma con un semplice cambio di prospettiva la situazione si stravolge radicalmente e prolungando il periodo di proiezione del rischio fino a considerare l'intera vita dei soggetti, il 78% delle donne e l'82% degli uomini a basso rischio cardiovascolare nel breve tempo appare invece ad alto rischio cardiovascolare, con una probabilità di sviluppare un evento cardiovascolare superiore al 40%, ma che nelle situazioni peggiori arrivava a sfiorare il 70%.
Lo sostiene uno studio dell'Università Cattolica di Campobasso, secondo il quale una grossa fetta della popolazione adulta rischia di essere tagliata fuori dalle strategie di prevenzione a causa di stime ancorate ad una visione a breve termine del rischio cardiovascolare.
I dati della ricerca provengono dal progetto Molisani. Il profilo di rischio cardiovascolare viene oggi generalmente calcolato in base alla Carta del rischio del progetto Cuore, che indica la possibilità di essere colpiti da un evento ischemico nell'arco di dieci anni.
È chiaro quindi che le fasce più giovani della popolazione presentano un rischio molto basso, rimanendo praticamente escluse dalle strategie di prevenzione e dai programmi di salute pubblica.
"Con gli standard sinora adottati, la maggior parte delle donne ed in generale i soggetti più giovani restano praticamente tagliati fuori dalle strategie di prevenzione e controllo - spiega Augusto Di Castelnuovo, primo
autore dello studio -.  Ma in realtà la fetta di popolazione adulta a rischio è molto più ampia di quanto si possa pensare".

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