Generazione paninari
Un’occasione sprecata

E così, fra due giorni chiuderà il celeberrimo McDonald’s di piazza San Babila. In verità, la sua fama, talmente clamorosa da essere diventata un pezzo della storia del costume italiano, è antecedente, quando il locale era ancora un Burghy. E che, come tutti sanno, negli anni Ottanta divenne il luogo simbolo, la metafora dell’epoca dei cosiddetti “paninari”.

La prossima fine di quel vero e proprio monolito generazionale è stata celebrata nei giorni scorsi da un nutrito gruppo di ex “paninari”, oggi tutti cinquantenni-sessantenni, con tanto di foto di gruppo di fronte alle vetrine del più famoso dei fast food. L’effetto, come sempre quando si parla di reduci, è patetico. Occhiaie, pelate, pance, guance cascanti, sederoni e tutto il resto delle prelibatezze che la veneranda età porta spietatamente con sé. Una scena resa ancora più triste - e pure un po’ grottesca - dallo sfoggio di vecchi piumini multicolor, Levi’s 501, Timberland e tutto il resto che ha fatto l’iconografia di quel mondo. Il mondo del “riflusso”, sgorgato impetuoso dopo la fine delle ideologie e che ha ispirato ad Altan una vignetta terribile, spietata e profondissima: “Dopo il gelo degli anni di piombo, godiamoci il calduccio di questi anni di merda”.

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