Case di riposo: il dovere
di risposte precise

All’inizio è toccato ai medici di famiglia, ritrovarsi abbandonati. Lasciati al proprio destino senza alcun indicazione, men che meno protocolli di cura da seguire. Quindi è stata la volta degli ospedali, a doversi reinventare in tempi record. Ora sulla zattera in mezzo a un mare in tempesta ci si ritrovano le Rsa. Le case di riposo chiamate a curare la nostra memoria: gli anziani. I nonni. E dove i decessi, a dispetto di comunicati generici, sono più che raddoppiati rispetto alle medie degli anni scorsi. Il maledetto virus, checché lascino intendere conferenze stampa altisonanti e proclami da salvatori della patria, ha colto tutti quanti alla sprovvista. E tutti, nessuno escluso (ma davvero nessuno, noi compresi sia ben chiaro), ci siamo ritrovati a improvvisare, a raccontarci un nemico sconosciuto e quindi, inevitabilmente, a prendere decisioni sbagliate.

La premessa è indispensabile per far capire, quindi, che qui non si tratta di voler puntare il dito contro tutto e tutti e di farlo, soprattutto, senza tener conto delle difficoltà incontrate. Ma a un mese e mezzo abbondante dall’inizio dell’emergenza sanitaria lombarda, italiana, europea, mondiale, è ora di cominciare anche a raccontare ciò che non ha funzionato e non funziona. Ed è pure ora di pretendere risposte precise, chiare e non più evasive e generiche.

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