I ritardi di Facebook
su Salvini al citofono

Ci è voluta una settimana prima che Facebook abbia potuto accorgersi che il video della citofonata di Matteo Salvini al presunto spacciatore “non rispetta gli standard della community”. Ci è voluta una settimana prima che il più importante dei social si decidesse a eliminare quel video. Eppure erano arrivate tante segnalazioni da quel 21 gennaio quando il segretario della Lega si era inventato quella provocazione in una casa nel quartiere Pilastro di Bologna. Tutto in linea con la strategia della “Bestia”, la macchina che gestisce i social del leader della Lega: l’importante è occupare una centralità nel web, generare situazioni che diventino virali. La citofonata stando ai numeri è funzionata, dato che sono state oltre 280mila le visualizzazioni prima della sua cancellazione. Questo grazie all’accondiscendenza di Facebook, nonostante fosse palese che quel video violava le regole della privacy, oltre a diffondere informazioni distorte e offensive non verificate. Le regole sulla privacy di Facebook parlano chiaro: «Non è possibile pubblicare informazioni personali o riservate su altri senza aver prima ottenuto il loro consenso». Ci sono pochi dubbi che il video di Salvini violasse le regole visto che rendeva noti nomi e cognomi e lasciava facilmente intuire anche quale fosse l’indirizzo. Nel corso della settimana erano arrivate molte segnalazione, ma dalla squadra dei revisori di Fb (una squadra di ben 15mila persone) era arrivata una stessa risposta: «Non si riconoscono i segni di incitamento all’odio».

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