Sequestro Mazzotti, il testimone: «Fu un’azione a viso scoperto»

Eupilio Carlo Galli la notte del rapimento stava riportando a casa Cristina e l’amica in Mini. Il racconto di quei tragici eventi. «Fui chiamato a Milano per il confronto, che è durato a lungo»

Gente spietata, dura, feroce, professionisti del crimine furono i quattro banditi che la notte del primo luglio 1975 sarebbero stati i rapitori di Cristina Mazzotti sulla strada tra Longone al Segrino e Galliano. I loro nomi sono stati resi noti dalla Procura di Milano che ha concluso le indagini con l’avviso di garanzia: una storia durata 47 anni. Tra i presunti sequestratori figura Giuseppe Morabito di Africo Nuovo che fu considerato il numero uno della ‘ndrangheta, secondo solo a Bernardo Provenzano capo di Cosa Nostra.

Non è sorpreso della riconosciuta grandezza criminale dei sequestratori Carlo Galli, il “ragazzo” che quella sera era alla guida della Mini Minor che stava portando a casa Cristina Mazzotti e l’amica del cuore Emanuela Luisari, nella villa Mazzotti a Galliano.

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