’Ndrangheta, l’omertà in dialetto lombardo: «A papà hanno puntato la pistola, ma non ha denunciato»

Il retroscena Nel processo contro i presunti affiliati al clan, spunta l’intercettazione choc. La madre al figlio titolare di un’impresa comasca: “Ta ghe no pagura che ta dan una gibulada?”

“Ta ghe no pagura che ta dan una gibulada?”. Il dialetto non tradisce. Chi parla è una donna, lombarda doc. Madre di un imprenditore attivo nel campo del riciclo dei rifiuti, amministratore di una società con sede legale a Como. Che due giorni dopo la decisione del figlio di andare a denunciare le minacce ricevute dalla ’ndrangheta, chiama spaventata: “Non hai paura che ti daranno qualche testata? A te o ai tuoi figli?”. E rivela: “Papà una volta quando gli hanno puntato la pistola, forse non lo sai, ma lui per voi è stato zitto”.

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