Il comandante ucciso con tre colpi al cuore, come un’esecuzione

A sangue freddo Il primo sparato quando vittima e brigadiere erano in piedi, gli altri con il maresciallo a terra. La morte istantanea: per Furceri, che aveva già lasciato la pistola in cassaforte, è stato impossibile reagire e salvarsi

Tre colpi al cuore e al polmone. Tutti esplosi a distanza ravvicinata, senza appoggiare l’arma al petto ma comunque non da molto più indietro. Il primo già mortale, entrato con una traiettoria perfettamente orizzontale, gli altri due esplosi con il corpo steso a terra, dunque con una traiettoria più diagonale. No, il luogotenente Doriano Furceri, comandante della stazione dei carabinieri di Asso, non poteva essere salvato. Nemmeno con una irruzione immediata. Nemmeno se i Gis fossero arrivati pochi secondi dopo che il brigadiere Antonio Milia si era asserragliato all’interno della caserma.

Già il primo colpo sarebbe stato comunque letale, in grado di uccidere. E gli altri due sono stati per finirlo, in quella che appare come una vera e propria esecuzione.

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