Accusa un infermiere sui social: «Uccide i pazienti». Condannata per diffamazione

Barni Lo avrebbe accusato via Facebook anche di furti all’interno della Rsa. Per la donna pena di un anno e tre mesi e settemila euro di risarcimento

No, sui social non si può scrivere quello che si vuole senza risponderne anche in sede penale. Lo sa bene una donna di Barni di 53 anni, condannata dal giudice monocratico del Tribunale di Como Maria Elisabetta De Benedetto alla pena per nulla leggera di un anno e tre mesi per diffamazione a mezzo stampa, con in più 7 mila euro di risarcimento provvisionale alla parte lesa (rappresentata dall’avvocato Roberto Melchiorre) in attesa di una futura definizione in sede civile, e tremila euro di spese legali.

«I nonni li uccidono loro»

La sospensione della pena, in aggiunta, è stata subordinata proprio al pagamento di questa provvisionale a favore di un trentanovenne infermiere di una Rsa del Triangolo lariano, la Croce di Malta di Canzo, accusato senza mezzi giri di parole di uccidere gli ospiti della struttura. Frasi già di per sé pazzesche, che furono per di più scritte su una pagina social molto vista e nei giorni caldi del Covid, quando davvero nelle Rsa lombarde la situazione era complicata per la pandemia che stava travolgendo il mondo.

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