Dalla criminalità minorile alle baby gang: il fenomeno è in continua evoluzione

I dati Ancora molto da definire, ma la correlazione con i contesti socio-economici difficili è molto frequente: quella delle gang giovanili è una realtà strettamente correlata alle radici della criminalità tra minori. Qui i numeri e la diffusione di queste realtà in Italia

Criminalità, reati, minori, carcere, baby gang: sono tra le parole più utilizzate per descrivere e commentare quanto accaduto nel pomeriggio di Natale a Milano, quando sette detenuti del carcere minorile Cesare Beccaria sono evasi. Tra di loro, come abbiamo avuto modo di raccontarvi, ci sono anche due giovani comaschi: un ragazzo di Canzo, che tutt’ora è in fuga, e un ragazzo di Cantù, arrestato nell’ambito delle indagini dei carabinieri della compagnia di Cantù sulla baby gang che imperversava tra la città del mobile e i Comuni limitrofi.

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Il fenomeno delle baby gang in effetti è da tempo giunto all’attenzione del dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità del Ministero della Giustizia. Questi gruppi di minori che commettono atti violenti o illegali, come nel caso del canturino minorenne evaso e poi rientrato al Beccaria in questi giorni, si caratterizzano per una scarsa strutturazione interna, un numero ridotto di componenti del gruppo e una generale fluidità nella composizione del gruppo stesso. I crimini compiuti si svolgono perlopiù nell’immediatezza, senza che vi sia una precedente e accurata progettazione. Il fenomeno dunque viene ricondotto dagli esperti all’esigenza nell’età adolescenziale di costruire la propria identità all’interno di un gruppo, che raggiunge simili livelli di illegalità e disagio sociale come reazione alla necessità di emanciparsi dal mondo adulto.

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