«Covid, da noi quasi assente
Il vaccino? Sono ottimista»

Silvio Garattini, scienziato e fondatore dell’Istituto Mario Negri, fa il punto sulla ricerca e su quello che ci aspetta. «Il farmaco non deve solo vincere il virus, ma non generare tossicità. Si deve essere quindi certi che faccia bene»

Nel mondo il contagio non frena, siamo tutti in attesa dell’arrivo del nuovo vaccino anti Covid. Gruppi di ricerca, aziende e Stati sono in corsa per arrivare per primi. E in vista dell’autunno ci stiamo attrezzando almeno per vaccinarci contro la normale influenza.

Ne parliamo con Silvio Garattini, scienziato, farmacologo, presidente e fondatore dell’Istituto Mario Negri.

Quali aspettative dobbiamo avere?

Inizio con lo spiegare più semplicemente che il vaccino determina quel che fa la malattia senza scatenare davvero la malattia stessa. Quando è in corso un’infezione da virus o da batteri, se le cose vanno bene, il nostro organismo guarisce sviluppando delle difese. Difese che poi funzionano ove la malattia dovesse ricomparire. Il vaccino dunque propone al corpo delle componenti del virus o del battere senza generare l’infezione. La presenza di pezzi dell’agente patogeno determina come risposta la formazione di anticorpi o di linfociti T capaci di aggredire l’estraneo indesiderato.

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