Coronavirus: il virologo
«In casa e misurate la febbre
tamponi a tutti? Non adesso»

L’intervista al virologo Burioni pubblicata su Salute&Benessere: «Al momento lo strumento migliore anti contagio è evitare di uscire». «Nella seconda fase sarà fondamentale individuare chi è positivo senza sintomi, per evitare che trasmetta il virus»

Per sconfiggere il maledetto virus la nostra società si affida alla scienza. Archiviati i tempi dei “no vax”, la speranza è che - in attesa del vaccino, per il quale l’attesa sarà lunga - si possano sfruttare dei farmaci già esistenti, pensati per altre malattie ma che si rivelano utili anche nel curare i casi più gravi di polmonite da coronavirus. In tal senso ci sono in campo diverse ipotesi. Si parla molto dell’Avigan, un antivirale prodotto in Giappone, mentre da Napoli sono arrivati i primi riscontri positivi da un medicinale anti artrite. Intanto, ci si chiede se le misure prese finora in Lombardia, con la serrata quasi totale, siano corrette e sufficienti. Ma anche se non sia necessario un maggior ricorso ai tamponi per scovare anche chi è positivo pur in assenza di sintomi.

Sul web si diffondono ogni giorno notizie false. Al virogolo Roberto Burioni chiediamo: ci sono delle concrete speranze per quanto riguarda i farmaci?

Certo che ci sono delle speranze. È molto semplice, esistono alcune prime evidenze aneddotiche per dei possibili farmaci contro il Coronavirus. È successo per esempio con il medicinale anti artrite, i dati preliminari indicano che può essere utile contro la malattia. Però sono, appunto, dati preliminari.

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