Coronavirus: i “ladri”
che rubano i giornali sul web

Denuncia della Fieg e inchiesta di “Repubblica”: fenomeno esploso con il lockdown che causa per le aziende editoriali un mancato introito di 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’ anno. E danneggia tutti i lettori onesti

I “ladri” di giornali, per voi lettori che ogni giorno pagate il giusto per acquistare la copia cartacea o digitale del vostro quotidiano, oppure avete sottoscritto un abbonamento a uno dei due, sono come gli evasori fiscali di fronte di contribuenti onesti. Per colpa dei primi ci vanno di mezzo i secondi perché gli editori, di fronte ai mancati introiti, come lo Stato fa con le tasse, e se proprio non riescono a farne a meno, si trovano costretti a ritoccare le tariffe e penalizzare gli onesti. Per questo il fenomeno della “pirateria” digitale sulle fonti di informazione che, meglio ricordarlo, comincia anche quando uno riproduce sui social la pagina di un quotidiano sui cui contenuti vige il diritto da autore, non è meno odioso di quello dell’evasione fiscale. L’emergenza Covis-19 ha purtroppo accentuato questo fenomeno. Lo segnalano la Fieg (Federazione Italiana Editori di Giornali) e la Guardia di finanza. Del caso si occupa anche “Repubblica” del 15 aprile con un articolo in apertura di pagina e altri approfondimenti. Da quando il Paese è in lockdown, - scrive il quotidiano - un milione di italiani, secondo una stima della Fieg e della Guardia di finanza, legge ogni giorno giornali “pezzottati”, o piratati, quelli cioè rubati agli editori e portati ai lettori gratis attraverso le più comuni applicazioni di messaggistica.

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