Nostra Famiglia, lo sfogo
all’arcivescovo: «Amarezza»

I lavoratori scrivono una nuova lettera a mons. Delpini dopo il fallimento delle trattative sull’accordo contrattuale

I lavoratori della Nostra Famiglia, attraverso le tre sigle sindacali, Cgil, Cisl e Uil, scrivono una nuova lettera all’arcivescovo di Milano, Monsignor Mario Delpini, al Vescovo delegato per i problemi sociali e il lavoro, Monsignor Maurizio Gervasoni, e al responsabile dell’Ufficio pastorale per la salute della Cei, Don Massimo Angelelli. Si legge: «È difficile spiegare l’amarezza che pervade i cuori dei dipendenti dopo l’ennesimo tentativo sfumato. L’associazione non ha voluto accettare un accordo che richiedeva il vincolo minimo per il mantenimento del contratto nazionale della sanità privata. Era stata accordata l’ennesima dilazione di tempo all’azienda. Ciò avrebbe visto da parte nostra l’impegno a ottemperare alle esigenze di sostenibilità e rilancio aziendali con il riconoscimento di un giusto contratto per tutti i lavoratori, dopo un’attesa di 14 anni. Ora, La Nostra Famiglia ha proclamato unilateralmente di continuare a percorrere la strada della “divisione”, creando lavoratori di serie A (400) e lavoratori di serie B (1.600)». Continuano: «Uno psicologo o un infermiere avranno un salario netto inferiore ai 1.200 euro al mese. Altri, con il nuovo contratto, percepiranno meno di mille euro al mese, tutto ciò è inaccettabile. Sappiamo che gli operatori dell’associazione da sempre sono un porto sicuro per tutti quei genitori che stanno vivendo una situazione delicata per la salute dei loro figli.

«Vivere la fragilità come fanno richiede serenità, perché ogni lavoratrice e ogni lavoratore dell’associazione ha due famiglie, che tratta allo stesso modo. È ora che la famiglia “adottiva” riconosca quel bene che sono i dipendenti e che tratti tutti i “figli” allo stesso modo».

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